Dopo le devastazioni arriva anche la presa in giro. I black bloc non hanno nessuna intezione di assumersi le proprie responsabilità. Lanciare molotov, prendere a sprangate negozi e vetrine, incendiare le auto parcheggiate senza uno schema razionale sono gesti che a loro dire non andrebbero sanzionati. Già perché i 5 fermati a cui il gip ha convalidato il fermo adesso negano tutto e provano pure a irridere gli italiani. "Non mi interesso di politica, non ho mai frequentato centri sociali o gruppi antagonisti. La mascherina nel mio zaino? La uso per proteggermi dallo smog quando vado in bici". A prendere in giro tutti coloro che hanno ripulito le vie di Milano è stato il 23enne Jacopo Piva, uno dei cinque arrestati dopo la manifestazione No Expo, all'udienza di convalida davanti al gip Donatella Banci Buonamici.
Secondo quanto spiegato dall'avvocato Loris Panfili dopo l'udienza, ha detto al gip di aver scelto di "partecipare alla manifestazione del primo maggio, contro il precariato e contro Expo" e di essersi trovato "nel mezzo degli scontri provocati da altre persone". Adesso insomma la strategia è chiara: negare l'evidenza per evitare le conseguenze sul fronte penale. Dietro un cappuccio nero e una maschera scompare il finto coraggio dei teppisti. Nessuno riconosce le proprie responsabilità.
Gli interrogatori si stanno svolgendo al carcere di San Vittore si stanno trasformando in una farsa. Eppure le accuse sono chiare: resistenza a pubblico ufficiale aggravata dall'uso di armi improprie come mazze ferrate, bastoni e pietre.
Ma durante gli interrogatori si nega l'evidenza: "Non sono mai stato a Milano e tantomeno ho partecipato alle devastazioni il giorno dell'apertura dell'Expo. Sono a Genova da una settimana e sono venuto a trovare il mio amico Pierre Boilleau che studia qui", afferma uno dei fermati. Da queste parole emerge la vera forza dei black bloc: la codardia.
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