Uccise don Roberto. Ora il killer tunisino cerca una scappatoia

Accolta la richiesta di perizia psichiatrica per il tunisino che nel 2020 ha accoltellato a morte don Roberto Malgesini davanti alla sua chiesa

Uccise don Roberto. Ora il killer tunisino cerca una scappatoia

Svolta inaspettata nel caso dell'uccisione di don Roberto Malgesini. L'uomo è stato ucciso lo scorso 15 settembre 2020 a Como dal tunisino Mahmoudi Ridha, per il quale i difensori hanno ora chiesto la perizia psichiatrica. Lo straniero è già stato condannato all'ergastolo in primo grado per omicidio volontario aggravato e ora la Corte d'assise di Milano ha deciso di accogliere la richiesta del suo pool difensivo per valutarne le condizioni mentali e la capacità di intendere la gravità di ciò che ha commesso. L'incarico è già stato assegnato ai periti Mara Bertini e Marco Lagazzi mentre la difesa di Mahmoudi Ridha ha deciso di proseguire a richiedere i servizi di consulenza al professionista già interpellato in primo grado, Mario Pigazzini.

C'è rabbia da parte di chi conosceva il prete, molto noto a Como per i suo impegno nel sociale, anche e soprattutto nei confronti degli emarginati e degli ultimi, compresi gli stranieri irregolari e in difficoltà di Como. Don Roberto è stato ucciso alle spalle dal tunisino proprio mentre preparava l'auto per il consueto giro d'aiuto ai più bisognosi. È stato colpito alle spalle con un coltello e le ferite non gli hanno lasciato scampo. La perizia effettuata ai tempi del processo di primo grado da Nicola Molteni, professionista incaricato dalla procura, non aveva lasciato margine di interpretazione, perché era stato definito capace di intendere e volere al momento del folle gesto. Una valutazione che non ha soddisfatto il pool di difesa dell'assassino, che adesso punta a un ribaltamento per ottenere uno sconto di pena.

Come riferiscono le cronache locali dell'epoca, Mahmoudi Ridha soggiornava alla Caritas nei giorni precedenti l'omicidio e il giorno prima di uccidere don Roberto aveva preparato la borsa per il carcere. Il coltello con il quale ha ammazzato a sangue freddo il prelato l'aveva acquistato il pomeriggio precedente in un centro commerciale di Como. Stando a quanto emerso durante le prime fasi, l'arma sarebbe dovuta servire per uccidere l'avvocato e, non trovandolo, l'uomo avrebbe sfogato la sua furia sul prete.

Durante la prima udienza del processo, oltre a confessare di aver compiuto il fatto, il tunisino fece molto di più e rivendicò l'omicidio sottintendendo motivazioni religiose dietro il suo gesto: "Io non chiederò mai scusa, perché lui è un peccatore". I lavori inizieranno il prossimo 6 luglio presso il carcere di Monza dove Mahmoudi Ridha si trova al momento detenuto.

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