Un Papa, in specie il Papa della "Chiesa in uscita", non può stare a guardare dinanzi alla tragedia in corso in Ucraina.
E così Jorge Mario Bergoglio invia in missione due cardinali. Non due porporati a caso bensì due alti ecclesiastici che forse, meglio di altri, rappresentano la visione di Chiesa cattolica che il Santo Padre ha promosso in questi nove anni di pontificato. Perché, per il vescovo di Roma, l'Ecclesia deve uscire da se stessa e dai pericoli portati in dote dall autoreferenzialità, soprattutto quando la necessità è quella di darsi da fare verso il prossimo e verso la pacificazione internazionale.
Konrad Krajewski è l'elemosiniere del romano pontefice. Il porporato dovrebbe riuscire a recarsi in Ucraina, dove - come riporta l'Ansa - Krajewski vuole "raggiungere la gente che soffre e portare loro la vicinanza del Papa, dire che gli vuole bene, e pregare con loro perché la preghiera è in grado anche di fermare la guerra", così come ha dichiarato a Vatican News.
L'Ucraina sta diventando quella che Bergoglio usa chiamare "periferia economico-esistenziale", un luogo dove la tragedia e la povertà rischiano di sommarsi, contribuendo a creare un popolo di "ultimi". E nessuno, per la pastorale del pontefice, può e dev'essere lasciato indietro.
L'altro cardinale ad essere stato inviato presso le zone in cui si sta combattendo è Michael Czerny, porporato originario del Canada. Un altro di quelli creati in uno degli ultimi concistori per dare un segnale al resto del mondo ecclesiastico: per Bergoglio servono pastori disposti ad immergersi nelle realtà popolari, mentre le sagrestie non devono diventare luoghi di chiusura. Andare incontro al mondo significa manifestare la propria presenza anche durante un possibile sconvolgimento globale.
Krajewski e Czerny dovrebbero provare a passare attraverso i confini della Polonia ma il viaggio ha una destinazione precisa: l'Ucraina. "Il Santo Padre - ha continuato l'elemosioniere del pontefice argentino - usa la logica del Vangelo e si fa vicino a coloro che stanno male, che vengono uccisi, che vengono spostati dal proprio Paese". E ancora: "Parto tra poco e vado in Polonia, perché dalla Polonia sono sicuro di poter riuscire ad entrare in Ucraina. Poi vediamo fino a dove si può arrivare per raggiungere questa gente e mostrare la vicinanza del Papa, dire che gli vuole bene, che prega per loro, che li vuole incoraggiare. Parto anche per consegnare i Rosari del Santo Padre perché con la preghiera possiamo spostare le montagne e anche fermare la guerra".
Durante questi giorni, ci si è domandato spesso quali sarebbero state le mosse del Vaticano in termini diplomatici. La Santa Sede può giocare un ruolo chiave anche in qualità di possibile mediatore internazionale. Francesco, che durante l'Angelus di domenica ha condannato senza mezzi termini l'invasione in Ucraina operata da Vladimir Putin, ha, dopo essersi recato presso l'ambasciata russa, inviato quelli che le cronache chiamerebbero "preti di strada", seppur vestiti del rosso cardinalizio.
Si tratta di un segnale preciso: il successore di Pietro non resteràcon le mani in mano durante la guerra alle porte d'Europa. "Quando mi troverò alla frontiera, vedremo quali possibilità ci sono.
Sappiamo che il sindaco di Kiev ha chiesto a tutti i religiosi se possono venire e stare con loro per pregare e difendere la città attraverso la preghiera", ha concluso Krajevski, che ha assicurato di non avere paura grazie al Vangelo ed al suo messaggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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