Ora il tampone si fa dall'auto, il test drive-in sul modello coreano

Nella Capitale, alla Asl di Roma1, i tamponi per scovare i contagiati dal Covid-19 si fanno con il metodo drive-in. I cittadini arrivano in auto al complesso di Santa Maria della Pietà, dove si sottopongono al test rimanendo sulla propria macchina

Ora il tampone si fa dall'auto, il test drive-in sul modello coreano

Tre operatori sanitari, un supervisore e una catena di montaggio in cui non sono permessi errori. La lotta al Covid19 fa ancora un passo avanti e ora sottoporsi al tampone per verificare se si è positivi al virus diventa possibile anche seduti nella propria auto. L’idea che arriva dalla Corea, dove già aveva dato riscontri positivi è stata testata in Italia per la prima volta a Bologna e, nelle ultime settimane, stà prendendo piede in tutta la Penisola. Dalla Toscana arrivata a Genova, Alessandria e in tutto il Milanese. Ora, da qualche giorno, il “tampone drive-in”è disponibile anche nelle Capitale.

I cittadini che sono stati a contatto con persone contagiate, o che escono da un periodo di quarantena obbligata, dopo aver preso il proprio appuntamento per verificare se sono positivi al Coronavirus vengono convocati su chiamata del servizio igiene della Asl. La procedura è semplice e veloce. Uno ad uno, in fila indiana, i passeggeri si accostano al camioncino bianco allestito per gli operatori sanitari che, in pochi minuti, procedono con il tampone rino-faringeo combinato. Dopo di che si può subito tornare a casa e i risultati arrivano nel giro di 24ore.

“Si utilizzano due tamponi. Il primo viene prelevato a livello delle narici, il secondo tampone viene invece prelevato a livello della gola. Entrambi vengono poi inseriti all’interno di una provetta che contiene del liquido di conservazione. - Ci spiega l’infermiera dell’Asl - Una tecnica che ci consente di potenziare la carica virale e questo fa sì che possa esserci meno adito a risultati falsi negativi”.

Un modo per unire una pratica veloce e sicura che permette di evitare il rischio di diffusione del contagio negli ospedali. “Il primo fattore che ci ha spinti ad adottare il nuovo sistema è la maggiore sicurezza sia dei nostri operatori che dei pazienti”, ci spiega Angelo Tanese, direttore generale dell’Asl di Roma1. La ragione è semplice. Con i test all’aria aperta si riduce il contatto e gli operatori possono semplicemente fare un cambio di guanti e un lavaggio accurato delle mani senza dover cambiare i propri dispositivi di protezione individuale in toto ad ogni prelievo. Cosa che invece avviene ogni volta in cui il tampone viene effettuato a domicilio.

Una soluzione organizzativa che permette anche di incrementare il numero di test giornalieri.

“Noi viaggiamo nell’ordine di una sessantina di tamponi ogni mattina, mentre l’equipe che va a domicilio, che è ancora attiva per garantire il servizio a tutte quelle persone che non possono uscire dalla propria abitazione, nell’arco della giornata muovendosi sul territorio di Roma ne riesce a fare molti meno. Nell’ordine di una ventina”, ci spiega Tanese.

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