“Ospitate i profughi nelle vostre case”

Il vescovo di Mondovì, in provincia di Cuneo, dove sono in arrivo più di trecento immigrati

“Ospitate i profughi nelle vostre case”

La proposta non è nuova: vi diamo novecento euro al mese e in cambio ospitate a casa vostra un profugo. Era l’ultimo settembre quando Ignazio Marino abbracciò, entusiasta, la proposta del Viminale, trovatosi a far fronte all’emergenza immigrati: trenta euro al giorno per aprire la porta al rifugiati. Soldi pagati dallo Stato, cioè da noi, corrispettivi di quanto costerebbe mantenere un ospite in una struttura ad hoc.

E oggi, a mesi di distanza, la situazione è ancor più grave: decine di barconi e migliaia di profughi sono arrivati – e arriveranno – in Italia. I centri d’accoglienza, in tilt, strabordano di clandestini. Così l’ingegno prova ad aguzzarsi per trovare qualche raffazzonata soluzione. Soluzione che non può essere certo questo “affitto”.

Gli sbarchi proseguono e con l’arrivo della primavera sono destinati, come sempre, ad aumentare di numero. Sempre più vite umane da salvare e a cui badare, sempre meno spazi e risorse per farlo. Se i porti delle coste meridionali sono il punto di arrivo, le città del Nord sono sempre più casa dei rifugiati. Dalle acque del Sud vengono smistati in massa verso le Alpi.

Tra le tante città del settentrione chiamate dal Ministero dell’Interno ad accogliere gli immigrati in fuga c’è Mondovì, comune di oltre 20mila abitanti in provincia di Cuneo. Nella Granda, nei prossimi giorni, ne arriveranno più di trecento, che andranno a fare compagnia a chi – da tempo – è già ospite nei vari centri dislocati sul territorio, ormai al collasso.

La Prefettura della città piemontese ha così sondato la Diocesi di Mondovì, che però non ha più le risorse per dare un tetto agli immigrati: le strutture parrocchiali sono tutte al completo. Così, senza più sapere dove sbattere la testa, il vescovo Luciano Pacomia ha lanciato un appello alla comunità, invitando le famiglie ad ospitare in casa i profughi: “Sarebbe un gesto importante e utile.

Le pratiche per l’accoglienza verrebbero gestite dalla Caritas, che si occuperebbe di fare da tramite con la Prefettura e di stipulare i contratti”.

Rimettersi alla solidarietà degli italiani (in questo caso dei monregalesi) pare ormai essere l’unica soluzione.

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