Che Enzo Bianchi fosse un monaco allergico alle convenzioni era chiaro da tempo. Il priore della comunità monastica interconfessionale di Bose già in passato si era espresso contro "l'ipocrisia religiosa di una chiesa complice con la xenofobia": questa volta alla sua Chiesa suggerisce, non proprio pacatamente, di "tacere" su questioni delicatissime come l'omosessualità.
Intervenendo domenica all'Assemblea pastorale diocesana di Bolzano, Bianchi ha rilasciato dichiarazioni che hanno fatto scalpore: come riferisce l'Adige, parlando dei divorziati risposati il religioso ha spiegato che "se due persone dello stesso sesso si vogliono bene e sono propense ad aiutarsi ed a sostenersi reciprocamente è giusto che lo Stato preveda una regolarizzazione del loro rapporto."
Non solo: "In una realtà in cui tutto è precario, dal lavoro alle relazioni, non possiamo aspettarci che l'amore o la famiglia non lo sia. Su questo, però, non possiamo permetterci in alcun modo di giudicare, né, tantomeno, di escludere".
Durissime le parole riservate alla Chiesa sulla questione dell'omosessualità: "Se Cristo nel Vangelo parla del matrimonio come unione indissolubile - ha chiosato Bianchi - nulla dice in merito all'omosessualità. L'onestà, quindi, ci obbliga ad ammettere l'enigma, a lasciare il quesito senza una risposta.
Su questo, io vorrei una Chiesa che, non potendo pronunciarsi, preferisca tacere".Chissà cosa che ne penserà Papa Francesco: un pontefice che, per quanto progressista, a dire la sua non sembra proprio voler rinunciare.
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