Palermo, dirigente anagrafe: "Devo rispettare disposizioni Orlando"

Le dichiarazioni di Maurizio Pedicone, dirigente dell’anagrafe di Palermo. Affermando di non voler affatto erigersi a “paladino dei diritti dei migranti”, spiega di stare solo rispettando le disposizioni inviate dal primo cittadino Leoluca Orlando

Palermo, dirigente anagrafe: "Devo rispettare disposizioni Orlando"

Dopo la bufera scatenata dal primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando, uno dei principali esponenti della ribellione messa in atto da alcuni sindaci contro il decreto Salvini, arrivano oggi le dichiarazioni del dirigente degli uffici anagrafe, ente più volte tirato in ballo nella diatriba.

Intervistato da “Adnkronos” Maurizio Pedicone, appena tornato a lavoro dalle festività e suo malgrado finito nell’occhio del ciclone, ci tiene a spiegare di avere un mero ruolo da esecutore all’interno di tutta quanta la vicenda. “Il sindaco mi ha inviato una disposizione e io sono tenuto ad applicarla”, commenta. “Mi ha mandato una disposizione scritta in cui mi chiedeva di sospenderne l'applicazione (del decreto Sicurezza). Io non ho fatto altro che girarla, sic et simpliciter, all'ufficio anagrafe. Non c'è né destra, né sinistra, né giallo, né verde. Il sindaco è un organo di governo e il mio compito come dirigente è quello di rispettare le sue disposizioni e di far funzionare l'amministrazione. Ormai tutto è diventato come il calcio: dalla poltrona di casa siamo tutti ct della Nazionale”.

Secondo il provvedimento arrivato all’anagrafe di Palermo, dunque, gli extracomunitari potranno ancora presentare domanda per iscriversi nei registri. Al momento, comunque, non è stata accordata alcuna nuova residenza. Pedicone, intanto, non prende posizione in merito alle decisioni politiche di Orlando e alla sua crocita pro-migranti.

“Potrei anche non essere d'accordo, ma non posso comunque non attenermi a quanto richiesto dal primo cittadino” specifica, ma poi chiosa: “Posso dire però che le leggi si applicano, possono piacere o no. Orlando fa politica, ma la politica è una cosa, la legge un'altra”.

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