Pamela, la sentenza su Oseghale. Ma la mamma non ci sta

“Per me non è l’unico colpevole": ha dichiarato al Giornale.it Alessandra Verni, madre della giovane vittima, che non riesce a trattenere le lacrime alimentate anche dalla costante richiesta di una giustizia piena per sua figlia

Pamela, la sentenza su Oseghale. Ma la mamma non ci sta

Non sono bastate le perizie accurate. Alla fine la condanna definitiva è arrivata, ma non è "piena". Innocent Oseghale per la legge è l'assassino di Pamela Mastropietro, ma dovrà esserci un processo di appello bis limitatamente all'aggravante della violenza sessuale sulla ragazza.

L'avvocato del nigeriano aveva chiesto ed ottenuto giorni addietro il rinvio dell'udienza in Cassazione per "motivi di salute", ma oggi è arrivata la sentenza definitiva per lui che si è sempre professato innocente, sostenendo che la giovane morì per un'overdose di eroina.
“In questo momento non posso essere felice", ha dichiarato al Giornale.it Alessandra Verni, madre della giovane vittima, che non riesce a trattenere le lacrime alimentate anche dalla costante richiesta di una giustizia piena per sua figlia. “Purtroppo sono state archiviate nel tempo molte cose – ha aggiunto - e ora anche questa ultima decisione non dà giustizia a Pamela. Non sono bastate le tante perizie accurate?”.

È una donna minuta mamma Alessandra, è sempre stata forte e caparbia ma non può smettere di "sanguinare". Alla condanna in Cassazione avrebbe voluto assistere in presenza se non ci fossero state le norme Covid ad impedirlo. Quando l'abbiamo contattata le agenzie già uscivano e a lei doveva ancora essere comunicata la sentenza: "Vi sembra un Paese normale?" ha dichiarato con un filo di voce.

Gli occhi di Oseghale li ha incrociati più volte e non ha mai indietreggiato. Anche se oggi, alla domanda su come si sente, risponde col peso di chi ha portato una croce per quattro anni e la porterà ancora: “Sono arrabbiata. Confidavo nella giusta pena".

La vicenda giudiziaria in effetti è stata lunga e non priva di incertezze. Sono cadute anno dopo anno le accuse a carico di altri due nigeriani e il 16 ottobre 2020, nel processo di Appello, è stata pronunciata la condanna all'ergastolo del solo Innocent Oseghale per omicidio volontario aggravato dalla violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere.

Gli altri due stranieri, Lucky Awelina e Desmond Lucky invece erano stati indicati dal lui come complici, impegnati nella fase dell’occultamento e disfacimento del cadavere di Pamela. Uno di loro, addirittura, è stato accusato di essere andato a cercare l’acido con l’assassino e di aver poi comprato la candeggina, ma fortunatamente per lui, lo scontrino non è stato mai trovato.

Alla fine delle indagini non sono mai state confermate le accuse e sia Awelina che Lucky sono stati poi condannati separatamente soltanto per spaccio (a 6 e 8 anni rispettivamente), con pena poi ridotta in Appello. Awelina, scontati i 4 anni che gli sono stati inflitti in secondo grado, è stato poi trasferito in una struttura a Torino in attesa dell’allontanamento coatto dall’Italia, come prevede la legge quando si ha il permesso di soggiorno scaduto.

Ed è proprio questo lo strazio della famiglia Mastropietro come spiega la mamma: “La procura di Ancona aveva avviato nuove indagini per cercare i complici, ma non sappiamo nulla su come siano andate a finire. Non solo non pagheranno tutti i colpevoli, ma quello che è stato deciso oggi non mi basta”.

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