Papa Bergoglio e il Vaticano "contro" la grande finanza

Bergoglio ha approvato un documento di due Congregazioni. All'interno del testo forti critiche nei confronti della grande finanza speculativa. Nel "mirino" del Vaticano finiscono le modalità di distribuzione economica, le società off-shore e le mosse degli speculatori

Papa Bergoglio e il Vaticano "contro" la grande finanza

Non è un mistero che Papa Bergoglio sia un critico della cattiva gestione della globalizzazione. Il nuovo documento del Vaticano "alza il tiro": è un atto di accusa nei confronti del ruolo assunto dal denaro nel mondo contemporaneo.

Il testo è della Congregazione per la Dottrina della Fede e di quella per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ma la linea, com'è normale che sia, è la stessa del pontefice argentino. L'inequità della distribuzione economica è divenuto un punto focale della pastorale di questi cinque anni di pontificato. Tanto da sostituire quasi il "peccato" nella gerarchia dell'origine dei mali.

In "Oeconomicae et pecuniariae quaestiones", viene ribadito come la finanza debba avere un "fine etico" per perseguire davvero "il bene dell'uomo". Non è difficile scorgere nel documento un "attacco" più o meno indiretto a un certo tipo di speculazione finanziaria. Il ragionamento si estende poi alle società off shore e alle attuali modalità di ripartizione economica. Tre capitoli del testo, del resto, sono dedicati alle società citate.

Laudato sì di Papa Francesco, l'enciclica spesso "tacciata" di ambientalismo, è il riferimento essenziale di quanto segue. Il mondo, si legge all'interno del documento, continua a essere governato da "criteri obsoleti". La crisi finanziaria che ha attraversato tutto l'Occidente, secondo quanto scritto dalle due Congregazioni, poteva rappresentare "un'occasione" per rivoluzionare lo stile e i meccanismi economico - finanziari. Ma così non è stato. Già in Caritas in Veritate Benedetto XVI aveva fatto emergere la necessità dell'istituzione di una "economia della salvezza". Anche quel testo, in relazione alla crisi economica, viene spesso definito come "inascoltato". Bergoglio, sui punti dibattuti in questo nuovo documento, è sempre stato chiaro.

L'economia, che è divenuta in grado di gestire i processi politici, continua ad essere "speculativa" e caratterizzata da "aspetti predatori". La finanziarizzazione economica viene quindi contrapposta all'economia reale, sulla quale ci si concentrerebbe poco. Lucrare, si legge su Vatican News, è sempre "deplorevole". La contestazione si fa più evidente: "...quando il mero intento di guadagno da parte di pochi - magari di importanti fondi di investimento - mediante l’azzardo di una speculazione volta a provocare artificiosi ribassi dei prezzi di titoli del debito pubblico, non si cura di influenzare negativamente o di aggravare la situazione economica di interi Paesi". La situazione interna delle nazioni, insomma, potrebbe essere influenzata dalle mosse degli speculatori.

Questo genere di finanza, per "Oeconomicae et pecuniariae quaestiones", non deve mai "sottomettere" gli ultimi. Il documento, ancora una volta, riflette sul rischio di marginalità percorso dalle cosiddette "periferie esistenziali" del mondo. Il benessere, si legge ancora, non può e non deve essere valutato solo attraverso gli indicatori economici. Il Pil su tutti. "Ogni sistema economico - viene sottolineato nel documento - legittima la sua esistenza non solo mediante la mera crescita quantitativa degli scambi, bensì documentando soprattutto la sua capacità di produrre sviluppo per tutto l'uomo e per ciascun uomo. Benessere e sviluppo si esigono e sostengono a vicenda, richiedendo politiche e prospettive sostenibili ben oltre il breve periodo".

Il "capitale umano" è considerato alla stregua di un indicatore di felicità spesso omesso o dimenticato.

Il documento è approvato da papa Bergoglio. Un certo tipo di economia ha prodotto le crisi mondiali e deve quindi essere ridiscussa. Su questo punto, in Vaticano, esiste una grande unità d'intenti.

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