Papa Francesco si è scagliato ancora una volta contro il dilagare di quelle che ha definito "nuove forme di xenofobia e razzismo".
Il monito, l'ultimo in ordine di tempo, è arrivato per il tramite di un documento consegnato nelle mani di relatori e astanti di un convegno tenutosi in Vaticano. Una manifestazione incentrata anche sul proliferare del cosiddetto "nazionalismo populista" in relazione alla gestione dei fenomeni migratori. La Santa Sede ha in qualche modo voluto ribadire un secco "no" alla "linea dura", quella che starebbe mettendo in discussione lo spirito d'accoglienza tipico dei paesi europei. Il testo nella sua versione integrale si può leggere su Vatican Insider.
Il Santo Padre è stato molto chiaro: "Viviamo tempi - ha scandito - in cui sembrano riprendere vita e diffondersi sentimenti che a molti parevano superati. Sentimenti di sospetto, di timore, di disprezzo e perfino di odio nei confronti di individui o gruppi giudicati diversi in ragione della loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa e, in quanto tali, ritenuti non abbastanza degni di partecipare pienamente alla vita della società". Come si declinerebbero, però, questi "sentimenti" ? Per Bergoglio "troppo spesso ispirano veri e propri atti di intolleranza, discriminazione o esclusione, che ledono gravemente la dignità delle persone coinvolte e i loro diritti fondamentali, incluso lo stesso diritto alla vita e all’integrità fisica e morale". Subito dopo l'affondo diretto nei confronti di quelle formazioni e movimenti che, all'interno del quadro politico, tenderebbero ad alimentare il quadro appena descritto: "Purtroppo – ha continuato l'ex arcivescovo di Buenos Aires – accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali".
La critica più evidenziabile è stata riservata a coloro che sfruttano economicamente questo "clima di sfiducia nello straniero", lo stesso sistema che sarebbe in grado di dare vita a fenomeni di "sfruttamento", fino ad arrivare a vere e proprie forme di "schiavitù". Quelli che, per il pontefice argentino, "dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato". La missione di prevenire la diffusione di tali fenomeni è deputata a una serie di organi, personalità e istituzioni, che il pontefice ha voluto elencare con precisione: "...nella scuola, nell’università e negli altri luoghi di formazione" per il papa si dovrebbe insegnare "il rispetto di ogni persona umana, pur nelle diversità fisiche e culturali che la contraddistinguono, superando i pregiudizi".
La stessa Chiesa cattolica è chiamata, insieme ai "leader religiosi" di tutto il mondo e di tutte le confessioni, a "diffondere tra i loro fedeli i principi e i valori etici inscritti da Dio nel cuore dell’uomo, noti come la legge morale naturale". Bisognerebbe quindi "costruire società fondate sul principio della sacralità della vita umana e sul rispetto della dignità di ogni persona, sulla carità, sulla fratellanza, che va ben oltre la tolleranza, e sulla solidarietà".
Anche nel documento finale della manifestazione in questione viene sottolineata la presunta natura negativa del "nazionalismo populista": "Una strategia politica - si può leggere - che cerca di appoggiarsi e promuovere i timori dei singoli e dei gruppi al fine di affermare la necessità di una politica autoritaria per proteggere gli interessi del gruppo sociale o etnico dominante presente in un certo territorio".
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