Intervenendo all'apertura del Salone del Mobile, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti è tornato a cavalcare una tipica battaglia delle forze di centrodestra, esprimendo l'esigenza di «trasformare il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza». Da tali scarne dichiarazioni, che indicano la volontà di lasciarsi alle spalle la misura assistenziale che fu introdotta dal primo governo Conte, non è possibile arguire molto in merito alle alternative che il ministro avrebbe in mente. Qualche ipotesi, però, la si può formulare.
Una riforma del reddito di cittadinanza potrebbe collegare in maniera molto rigorosa l'aiuto finanziario assicurato ai disoccupati e la loro disponibilità a lavorare. In altri termini, chiunque dovesse rifiutare la proposta di un impiego finirebbe per perdere il titolo a ricevere il sussidio: certo nessuno può essere obbligato a fare uno specifico mestiere a un dato prezzo, ma dinanzi a un simile rifiuto lo Stato potrebbe smettere di pagare. Un'altra ipotesi consisterebbe nel finanziare non tanto i lavoratori senza posto, ma le imprese che creano nuovi lavori per quanti non ce l'hanno. Entrambe le soluzioni presentano più di un elemento di debolezza, ma avrebbero quanto meno il merito di favorire l'aumento dell'occupazione e contrastare la cultura del parassitismo.
A rigore, per aumentare i posti di lavoro la scelta migliore consisterebbe nel far sì che i molti miliardi di euro oggi spesi in elemosine assistenziali si convertano in riduzione del prelievo fiscale. In questo modo rimarrebbero più risorse a quanti sanno produrre ricchezza e creare lavoro, che grazie a tali sgravi potrebbero investire di più e far crescere le loro attività, anche grazie a nuove assunzioni. Con questa riforma si potrebbe offrire un autentico lavoro a chi oggi non lo ha, evitando i favoritismi, la corruzione e gli oneri burocratici che le altre soluzioni possono in qualche modo comportare.
Difficilmente una prospettiva tanto semplice e tanto liberale verrà presa in considerazione dal governo: la politica ha le sue logiche e quasi mai esse sono orientate a individuare soluzioni eque e razionali.
È però già qualcosa che all'interno della maggioranza ci sia chi è disposto a battersi per superare il reddito di cittadinanza: uno strumento costoso sul piano economico, ma soprattutto capace di avvelenare la cultura, la mentalità, il tessuto civile.
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