"Una vergogna simile non l'ho mai provata, ci guardavano tutti", a parlare è Souad Ghennam, la donna marocchina che la sera del primo gennaio era al cinema con la sua famiglia quando gli spettatori hanno avuto paura di un imminente attentato terroristico.
Tutto è iniziato quando la figlia di Souad, che è sordomuta, si è scambiata qualche messaggio su WhatsApp con la madre. La ragazza, che era seduta qualche fila più avanti dei genitori, stava cercando di comunicare con loro e per farlo ha usato messaggi e gesti. Gli spettatori, notando questi "strani" movimenti si sono spavenatati e hanno abbandonato in massa la sala.
Il tutto sotto gli occhi increduli della famiglia marocchina che non riusciva capire cosa stesse succedendo. Souad, quella sera, indossava il velo, ma chi ha chiamato il "112" convinto di essere in pericolo, ha parlato di "burqa". Dettaglio che ha parecchio infastidito la donna: "Vorrei sapere chi è stato a dire così per denunciarlo. Nessuno ci ha chiesto scusa, solo i carabinieri ci hanno detto di non preoccuparci".
Non appena sono arrivati in sala gli agenti, infatti, il tutto è stato chiarito e la facenda si è risolta soltanto con un grosso spavento da parte degli altri spettatori e con grande rabbia per la famigli marocchina. Souad confessa a Repubblica di essere rimsta parecchio sconcertata da quello che è accaduto al cinema: "Il film si è interrotto, ho pensato che fosse un guasto. Poi sono arrivati i carabinieri: che imbarazzo... Non abbiamo mai fatto del male a nessuno. Io e mio marito viviamo qui da 15 anni e Torino è la nostra seconda casa".
Ma quello che più di tutti ha rattristato la donna è che il biglietto del cinema era un regalo
della figlia. "Lei e il suo fidanzato sono sordi - commenta - ma hanno voluto venire al cinema con noi lo stesso. Poi è successo quello che è successo. Mi è dispiaciuto. Ora, ho paura persino ad uscire di casa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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