Il Parlamento Ue dice no all'utero in affitto

Il Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo condanna la pratica della maternità surrogata: "mina la dignità delle donne"

Il Parlamento Ue dice no all'utero in affitto

Mentre in Italia il dibattito sulla stepchild adoption e, di conseguenza, sul rischio di introdurre una legalizzazione implicita del ricorso alla pratica della maternità surrogata nel nostro Paese, continua ad essere al centro della discussione sulle unioni civili, oggi il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha espresso la sua condanna alla pratica dell’utero in affitto.

Nella voto odierno della relazione curata dal rumeno Cristian Dan Preda, del Partito Popolare Europeo (PPE), sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2014 e la politica dell’Unione europea a riguardo, infatti, è passato un emendamento in cui l’Ue condanna fermamente la pratica della maternità surrogata.

L’emendamento, votato da popolari e conservatori, ma anche dagli eurodeputati italiani del Pd, che hanno contravvenuto alle direttive del proprio gruppo parlamentare europeo, afferma infatti, nel capitolo dedicato ai diritti di donne e ragazze, che la pratica della maternità surrogata “mina la dignità umana della donna, per il fatto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive vengono utilizzate come una merce”. In più, il rapporto, nello stesso paragrafo 114, fa riferimento al fatto che questa pratica è tanto più diffusa nei Paesi in via di sviluppo, e la considera pertanto una chiara forma di sfruttamento di donne che, per via delle condizioni economiche disagiate, sono più vulnerabili e inclini alla mercificazione del proprio corpo. “La pratica della maternità surrogata” si legge inoltre, “dovrebbe essere per questo, vietata e trattata come una questione urgente dagli strumenti per i diritti umani”.

Il rapporto, quindi, pur contenendo al suo interno appelli ai Paesi europei per riconoscere matrimoni ed unioni civili per le persone omosessuali, assieme ad un ampio e frequente utilizzo del concetto di “identità di genere”, e riferimenti alla pianificazione familiare, sulla questione della maternità surrogata rimane però su una posizione di ferma condanna.

L’emendamento che condanna il ricorso alla pratica dell’utero in affitto non è piaciuto alla sinistra europea e a parte dei liberali, che hanno però comunque approvato il rapporto nel suo complesso. In sede di commissione parlamentare infine, come comunica il quotidiano dei vescovi, Avvenire, è invece stato bocciato un altro emendamento sul tema della surrogacy firmato dallo slovacco Miroslav Mikolasik, sempre del PPE, che chiedeva la definizione di “chiari principi e strumenti legali internazionali” destinati ad affrontare la questione e a tutelare i diritti fondamentali di donne e bambini.

L’eco di questo voto, che rappresenta le principali posizioni del Parlamento Ue sui diritti umani, è arrivata, ovviamente, anche in Italia.

E a festeggiare per l'emendamento che boccia l'utero in affitto sono ovviamente gli attivisti pro-life e pro-family, come Mario Adinolfi che sul suo profilo Facebook parla di “vittoria di chi difende la dignità della donna, la non commerciabilità della maternità, i diritti del bambino”. Il voto di Strasburgo viene considerato quindi come un assist da giocarsi nel dibattito, ancora aperto, sul ddl Cirinnà e sul nodo, dibattutissimo, della stepchild adoption.

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