Un "patto di morte" tra compagne di scuola. Sarebbe questo il contesto in cui è maturato il presunto suicidio di Elena, la dodicenne di Borgofranco, in provincia di Ivrea, trovata senza vita nella sua cameretta con la cintura dell'accappatoio attorno al collo. Mentre sfuma lentamente l'ipotesi di una challenge estrema su TikTok, si fa strada l'idea di un accordo tra amiche: avrebbero dovuto farla finita tutte nello stesso momento. Sullo sfondo, il dramma di tre ragazzine costrette all'isolamento per via della pandemia.
Il patto di morte
C'è un filo invisibile che lega tre amiche di Baia Dora, piccola frazione nel comune di Borgofranco. Hanno tutte poco più di 12 anni e tanta voglia di esplorare il mondo. Lo stesso mondo che ha voltato loro le spalle costringendole alla routine della vita semplice di borgata. Niente più scuola né partite di pallavvolo o passeggiate in centro per un gelato: la mancanza di prospettive sprofonda ben presto nella noia. Una noia terribile, mortale. Elena e le sue coetanee decidono di rifugiare dall'isolamento forzato con brevi incontri pomeridiani sul parapetto della piazzetta in paese. Si radunano ogni pomeriggio, chiacchierano a lungo e, forse, progettano il futuro insieme. Lo fanno finché, probabilmente, non si accorgono che il ritorno alla normalità è ancora lontano. Troppo. E loro, così giovani e piene di vita, non hanno tempo per aspettare. Allora concertano di comune accordo "un gesto clamoroso", qualcosa che "finisca sui giornali": un patto di morte. Avrebbero dovuto farla finita - almeno così pare - tutte insieme, nello stesso momento. Ma domenica sera, solo Elena ha mantenuto la promessa. Ha legato la cintola dell'accappatoio intorno al collo e, nel giro di pochi minuti, il suo cuore ha smesso di battere. Il suo papà, artigiano in una falegnameria della zona, l'ha trovata senza vita con quel maledetto cordino di spugna attorcigliato al corpo.
Le indagini
Elena non c'è più, le amiche non l'hanno seguita. Una delle due, scrive il quotidiano Libero, si sarebbe confidata con i genitori. L'altra, per fortuna, sembra non abbia mai preso sul serio la "il giuramento con il sangue". Entrambe le ragazzine sono state ascoltate dal procuratore del Tribunale per i minorenni di Torino Emma Avezzù, mentre il procuratore di Ivrea Ferrando ha aperto un fascicolo penale dove si ipotizza il reato di istigazione al suicidio. "Un atto dovuto - dice -che ci permetterà di effettuare alcune verifiche che sono doverose". Per il magistrato, che al momento non esclude alcuna ipotesi, "il disagio esistenziale e il rapporto tra le tre ragazzine sono al centro delle nostre verifiche" e social network farebbero da sfondo ad un dramma di cui non si è accorto nessuno. "Stiamo parlando di famiglie normali - aggiunge Ferrando -,ma molto spesso papà e mamma sono gli ultimi ad accorgersi dei malesseri e dei disagi dei figli". Di nulla si sono accorti gli insegnanti della scuola media Germanetti di Borgofranco, quella frequentata dalle tre ragazzine. "Già è difficile capire i nostri allievi quando siamo in presenza - dice una professoressa - con la didattica a distanza è pressoché impossibile".
L'ombra di TikTok
Nonostante l'ipotesi del presunto "patto di morte" sembri quella di maggiore credito, non si esclude l'eventualità di una challenge estrema su TikTok. Ne è certo lo zio di Elena che ancora non si dà pace per la morte premutara della nipote. "Si è ispirata a Tik Tok. - racconta a Libero Quotidiano - Era sempre lì sopra a chattare. Ma non credo che mia nipote volesse farla finita. Domenica a pranzo, con tutta la famiglia, aveva parlato del suo futuro, della scuola che avrebbe voluto frequentare dopo le media. Mi è parsa serena". Oggi, il medico legale Mario Apostol eseguirà l'autopsia sulla salma della dodicenne con tecniche virtuali all'avanguardia che consentono di non intervenire direttamente sul corpo.
Intanto, resta l'ombra di una piattaforma virtuale a cui sono iscritti milioni di adolescenti in tutto il mondo. Un rifugio imperfetto, forse, per vincere la solitudine e ritrovare il brio di un'età che sembra essersi affievolito ancor prima di essere vissuto.
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