Non c'è stato nulla da fare per un dipendente licenziato da 'Poste Italiane' per aver esagerato con la sua "pausa pranzo". La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione dell'azienda dopo che sia il tribunale di Cassino sia Corte d' appello di Roma si erano espressi allo stesso modo.
In Appello era stato posto l'accento sul fatto che il dipendente di Cassino aveva agito "con chiara consapevolezza nella violazione delle regole aziendali". Egli, infatti, "si è intrattenuto, in due occasioni, assieme ad altri lavoratori, ben oltre l' orario di pranzo previsto, lasciando al contempo incustodita la posta assegnatagli e il mezzo in dotazione" e perciò "senza aver completato il suo lavoro per non avere consegnato due plichi". Il legale del dipendente ha difeso il suo assistito precisando che "il contratto collettivo punisce con la sanzione della sospensione dal servizio fino a dieci giorni il dipendente per abituale negligenza oppure per abituale inosservanza degli obblighi di servizio nell' adempimento della prestazione di lavoro" e che, quindi, il suo operato non era samzionabile col licenziamento in quanto rientrava nella categoria della "negligenza".
Ma la Cassazione, si legge sul Tempo, non è stata di questo avviso dal momento che la "condotta" del postino "è stata posta in essere assieme ad altri dipendenti" ed "è stata notata dalla collettività". Alcuni abitanti avrebbero, infatti, segnalato "il malfunzionamento del servizio". In sintesi, non avrebbero ricevuto la propria posta.
I giudici hanno fatto presente che"nel corso del tempo speso a pranzo oltre la pausa concessa il dipendente avrebbe potuto completare le ricerche utili a consegnare i plichi rimasti inevasi" e hanno chiarito che"l'assenza ingiustificata" è "meno grave della condotta del dipendente che, pur risultando regolarmente all' opera, non completa il servizio e va a pranzo per lasso di tempo molto ampio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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