Il governo cambia e, improvvisamente, da sinistra si rendono conto che esistono delle criticità che i governi (di cui loro sono stati parte) non hanno risolto. Nelle scorse ore, il senatore del Pd Franco Mirabelli ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno in merito ai bivacchi dei migranti nei pressi degli uffici immigrazione della questura di Milano. Una rimostranza che, però, non va giù a chi quotidianamente si impegna e fa di tutto per garantire le migliori condizioni possibili a queste persone, ovvero i poliziotti che, spesso, spinti dall'umanità, si prodigano per fornire loro assistenza.
"L'assenza di strutture di ricovero e accoglienza obbliga centinaia di migranti a dormire e bivaccare per strada, con gravissimi disagi per queste persone e anche per gli abitanti del quartiere", ha detto Mirabelli, aggiungendo che l'impossibilità di ottenere l'appuntamento potrebbe essere un assist per le "organizzazioni illegali che possono proporsi di governare le code allo sportello". Per questo motivo, secondo Mirabelli dovrebbe essere approntata una struttura di ricovero per i migranti richiedenti protezione internazionale davanti agli uffici della questura. Tempismo dubbio quello del senatore, che avanza un'interrogazione simile ora che al governo è arrivato il centrodestra, nonostante questa sia una situazione stagnante da anni, denunciata in più riprese.
A Mirabelli ha replicato Silvia Sardone: "Come Lega abbiamo denunciato questa situazione ai limiti della decenza già da diversi mesi e il nuovo ministro Piantedosi siamo certi che si adopererà fin da subito per risolvere i problemi e riportare l'ordine nel quartiere. Ma ci chiediamo dove abbia vissuto il senatore Mirabelli finora. Un modo di fare politica, questo, che insulta l'intelligenza degli italiani".
All'interrogazione di Mirabelli ha risposto anche Pasquale Griesi, segretario regionale per la Lombardia del sindacato Fsp polizia di Stato. "Vi racconto una storia di ordinaria umanità, una delle tante a cui ho assistito ma che non fanno notizia. Una mattina di luglio, terminato il numero di ingressi giornaliero dell'ufficio immigrazione di via Cagni, una donna con 5 bambini minori chiedeva di entrare per richiedere il tanto agognato 'asilo politico'. Ed è così che il personale dell'ufficio immigrazione, pochi per numero con una mole di lavoro immenso, non esimendosi e assumendosi ben oltre le proprie responsabilità (andando ben oltre le ordinarie mansioni), provvedevano ad accogliere la signora e i bambini, ed aiutarla nei limiti di legge", ha spiegato Griesi, sottolineando l'impegno delle divise al di là degli obblighi.
Il sindacalista ha sottolineato che da tempo da parte loro sono state denunciate le condizioni di via Cagni, che è diventata un campo profughi e che la richiesta di asilo politico sotto molti aspetti è diventata una sorta di "sanatoria". Griesi, quindi, aggiunge: "Ci fa piacere che oggi alcuni senatori si accorgono del problema, ma spiace sottolineare che va avanti ormai da diverso tempo! Spiace ripetere che via Cagni è diventata una questione di ordine pubblico, ove gli immigrati molto spesso sono artefici di risse, si massacrano di botte, tirandosi dietro addirittura le transenne poste per delimitare l'area". Il sindacalista fa notare che il parco è diventato ormai un campo per rifugiati dove gli stessi bivaccano, dormono, bevono, mangiano e sporcano e non solo. Spesso, i richiedenti protezione stanziano in strada creando un ovvio pericolo e intralcio alla libera circolazione stradale, al transito dei mezzi della polizia, dei corrieri delle fabbriche attigue e di tutti gli altri cittadini.
La situazione esiste da tempo, è una questione di sicurezza in primis ma, spiega Pasquale Griesi, "constatiamo che per alcuni il problema sono gli appuntamenti e non l'inciviltà. Ancora una volta il fenomeno dell'immigrazione clandestina ricade sulla testa dei poliziotti". Divise che fanno più di quanto nelle loro mansioni anche perché, come sottolinea il sindacalista, i cittadini irregolari, "come asserisce la normativa vigente dovrebbero chiedere tale protezione internazionale nei centri hotspot. Invece sono in giro a Milano (dove non ci sono frontiere se non quella aerea ).
Allora viene da chiedersi: tutti questi extracomunitari che sono qui, tutti irregolari sul territorio nazionale di cui molti colpiti da ordine ed espulsione, perché sono qui?". Una domanda che andrebbe girata al ministro dell'Interno sì, ma non l'attuale, bensì quello che era in carica fino a una settimana fa, ossia Luciana Lamogese.
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