Monsigor Alberto Capella, consigliere di nunziatura a Washington, nella prima udienza del processo in Vaticano per aver usato immagini pedopornografiche ammette le sue responsabilità. Con queste parole il prelato ha provato a spiegare i suoi gesti nel corso del processo in Santa Sede: "Provavo un senso di vuoto e inutilità, radicati nella mia vita interiore al punto da essere stati all’origine degli atti compulsivi di consultazione impropria di Internet, fino ad arrivare a fare cose che mai erano state oggetto del mio interesse", ha raccontato in aula. "Ho sbagliato a sottovalutare la crisi che stavo attraversando. Ho sbagliato a pensare di poterla gestire da solo. Il contesto era nuovo. Amici o referenti non ne avevo. Ho cercato di far fronte con rimedi spirituali e di non far pesare il mio stato d’animo in nunziatura".
A quanto pare Capella utilizzava un profilo Tumbrl. Usando proprio quel profilo avrebbe avuto conversazioni con altri utenti e avrebbe inoltre scambiato materiale pedopornografico.
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