Peppina Fattori non ha più una casa, portatale via dal terremoto. E ora non ha neppure più la casetta di legno, toltale dalla burocrazia e dai giudici (che hanno applicato la legge). La sua storia è finita su tutti i giornali e lei e la famiglia hanno cercato di coinvolgere il più possibile (oltre alle aule dei Tribunali) anche le istituzioni.
Ieri la anziana di 95 anni ha detto al Resto del Carlino di essersi rivolta alle "istituzioni" per ottenere un po' di clemenenza e permetterle di morire in quella casetta che, seppur abusiva, non faceva del male a nessuno (costruita nel giardino della sua vecchia casa a San Martino di Fiastra). Il Quirinale, per bocca dell'ufficio stampa, fa sapere di non aver "mai ricevuto alcuna lettera né da alcuno dei suoi familiari", ricordando che "sulla base di una lettera di un comitato locale, pervenuta due settimane fa dopo il provvedimento dell'autorità giudiziaria di sequestro dell'immobile, il Presidente della Repubblica è intervenuto chiedendo chiarimenti alle locali autorità, le quali hanno assunto le loro decisioni, in ambito giudiziario e amministrativo, nella responsabilità dei propri compiti".
Eppure Peppina è stata chiara: avrebbe mandato una lettera anche al Papa, senza ricevere alcuna risposta. "Per me quella casetta di legno era la soluzione - ha detto l'anziana al Resto del Carlino -. Potevo star bene gli ultimi giorni della vita mia, lì dentro non era né caldo né freddo. Ho passato due mesi qui, a sudare e adesso sta arrivando il freddo.
Ma il Signore perdonerà tutti. Se se lo meritano. Ci siamo appellati alle istituzioni, mia figlia ha scritto una bella lettera al Papa. Non ci ha risposto nessuno. Sono stata un po' dimenticata dalle istituzioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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