Vi fu un epoca in cui, con la fine dell'Unione sovietica e della Guerra fredda, si pensò che potessero stabilirsi ottime relazioni fra l'Europa, gli Stati Uniti e la nuova Russia. Dagli incontri fra Reagan a Gorbaciov alla caduta del Muro di Berlino le cose continuarono a migliorare. Gorbaciov parlava addirittura di casa comune europea. Ma in Usa prevalse la dottrina secondo cui l'alleanza atlantica doveva fermarsi ai confini della Russia e la Nato, concepita in funzione antisovietica, venne mantenuta in piedi in funzione antirussa. La politica americana continuò quella tradizionale inglese (chiamato «il grande gioco») di appoggio ai popoli islamici contro la Russia anche favorendo l'islamismo radicale. Fu la Russia che intervenendo in Siria e prendendo Aleppo, sconfisse il califfato. Da allora i rapporti americani ed europei con la Russia grazie ad Obama, la rivolta di Maidan, la crisi della Corea e le sanzioni peggiorarono ancora: la Russia fu messa fuori dall'Europa e spinta nelle braccia della Cina. In parallelo, Obama favoriva l'immigrazione islamico-africana in Europa.
Poi la brusca svolta con Donald Trump. I giornali americani e buona parte di quelli europei hanno presentato il cambiamento come un problema di elezioni americane e di indebite interferenze russe col Russiagate, in sostanza un problema personale di Trump. Ma viene il dubbio, come sostiene Micalessin, che invece l'aspetto di politica interna e di rapporti interpersonali nasconda uno slittamento dello scenario geopolitico mondiale. Un blocco politico russo-cinese che va dall'Ucraina al Vietnam e che potrebbe diventare più potente degli Usa non fa paura solo a Trump, ma anche ad altri che ora tacciono. Anche i paesi dell'Europa del sud vorrebbero migliori rapporti con la Russia e, meno emigrazioni asiatico-africane.
Dopo l'incontro di Helsinki, dietro le chiacchiere sul Russiagate e le tenute di Melania, fanno capolino forze geopolitiche profonde che tendono a chiudere il conflitto con la Russia per far fronte alla crescente potenza cinese in Asia e in Africa. E la recente escalation dei dazi americani verso la Cina potrebbe esserne un segno.
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