Più soldi al Sud un bene all'Italia

Caro direttore,è difficile trovare elementi positivi nel difficilissimo momento che vive il Paese, aspettando una riapertura che avverrà a breve ma che sembra sempre troppo lontana. E tuttavia un dato nuovo e potenzialmente costruttivo c'è.

Più soldi al Sud un bene all'Italia

Caro direttore,

è difficile trovare elementi positivi nel difficilissimo momento che vive il Paese, aspettando una riapertura che avverrà a breve ma che sembra sempre troppo ) lontana. E tuttavia un dato nuovo e potenzialmente costruttivo c'è. La catastrofica portata della crisi ci ha obbligato, tutti, ad affrontare la necessità di terapie d'urto contro il declino nazionale: un declino che era già in corso, e a molti evidente, prima del Covid, ma poiché procedeva in modo lento e sotterraneo poteva essere eluso dal dibattito politico, o addirittura negato dai miracolistici annunci su questo o quel provvedimento. E finalmente, tra queste terapie d'urto, è emersa la necessità di «scuotere» il Sud, di riattivarlo, individuando nella sua ripresa un dato centrale per la crescita di tutto il Paese: è ovvio a tutti che il nostro Pil non si allontanerà dallo zero virgola se continuerà a essere trainato solo da un pezzo di Paese.

Ed è altrettanto evidente che l'unica strada per uscire dal modello assistenziale, una delle zavorre dei nostri conti pubblici, è riattivare gli investimenti al Sud, e quindi il lavoro, i consumi, il benessere prodotto dai cittadini per se stessi. La destinazione di almeno il 40% dei fondi del Pnrr al Mezzogiorno (con un balzo avanti rispetto al minimo del 34% precedentemente indicato) ci dice che questo ragionamento è largamente condiviso dal governo e smentisce due luoghi comuni largamente diffusi. Il primo riguarda il preteso «sbilanciamento a Nord» dell'attuale esecutivo, che alcuni detrattori avevano usato come argomento polemico all'atto dell'insediamento. Il secondo concerne il centrodestra e la supposta egemonia al suo interno di pregiudizi anti-meridionali.

Nessuna delle due cose era vera. Anzi, era vero il contrario: nel momento in cui si è posto il problema, enorme, della salvezza nazionale non solo dall'epidemia ma anche dal declino economico e sociale, il vecchio scontro Nord-Sud è stato archiviato con il generale riconoscimento di un principio semplice: il Capitolo Sud è il Capitolo Italia. Non riguarda una parte del Paese ma la prosperità nazionale nei prossimi dieci anni. Ogni euro investito nel lavoro al Sud è un euro in meno per il debito di tutti. Ogni impresa aperta o riattivata al Sud è un pezzetto di prodotto nazionale riconquistato.

È una svolta da rimarcare perché potenzialmente può chiudere la stagione degli opposti rivendicazionismi territoriali, ma anche perché, in queste settimane drammatiche, mentre centinaia di migliaia di italiani rischiano di perdere la speranza, indica la concreta possibilità che il 2021 sia ricordato non solo come l'annus horribilis dei morti e del lockdown ma anche come la data di inizio di una nuova, e migliore, fase della nostra storia.

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