Il Comitato delle vittime di Bergamo è “in fiduciosa attesa” ormai dal 18 agosto scorso. Due mesi di silenzio che il governo non sembra ancora intenzionato a rompere. Dopo le rivelazioni contenute nel “Libro nero del coronavirus”, dopo il ricorso al Tar e l’interrogazione alla Commissione Ue, emerge ora anche un altro dettaglio sul “Piano segreto” anti-Covid mai reso pubblico ufficialmente. Lo scorso agosto, infatti, il Comitato “Noi denunceremo, Verità e Giustizia per le vittime del Covid-19” ha inviato una mail di posta certificata a Conte, Speranza e Mattarella per chiedere “che venga desecretato e reso pubblico il paino sulla gestione dell’emergenza pandemica del gennaio 2020”. Una richiesta ufficiale, redatta con tutti i crismi dall’avvocato Consuelo Locati, legale del comitato. Ma rimasta fino ad oggi del tutto ignorata.
Tutto nasce dall’intervista rilasciata ad aprile da Andrea Urbani, direttore al ministero della Salute e membro del Cts, in cui evoca l’esistenza di un “piano secretato” cui gli esperti si sarebbero ispirati per dare i suggerimenti nella prima fase del contagio. Un documento tenuto “riservato” perché pieno di numeri sui contagi drammatici. Troppo per non "spaventare la popolazione". Il “piano secretato”, subito dopo l’intervista esplosiva, diventa protagonista di un vero e proprio scontro istituzionale. Le Regioni, mai avvertite della sua esistenza, restano a bocca aperta. Le opposizioni altrettanto. E il Copasir convoca Roberto Speranza per avere informazioni in merito. Il ministro, invece di domandare a Urbani che è un suo stretto collaboratore, scrive al Cts per avere informazioni sul dossier. Ma dal Comitato gli rispondono che “nei verbali” e negli allegati “non è presente alcun documento di studio sulla risposta ad eventuali emergenze pandemiche”. Il “Piano” di cui tanto si sta parlando sarebbe solo “uno studio che ipotizza possibili differenti scenari nella diffusione” dell’epidemia. E così Speranza di fronte al Copasir “derubrica” il “Piano secretato” di Urbani ad una banale analisi accademica e ne deposita un paio di versioni.
Poco tempo dopo però la fiction si ripete. Stavolta con i giornali. Alcuni cronisti fanno un accesso agli atti (Foia) e domandano di quel famoso documento. Dal ministero prima dicono di non averlo, poi inviano uno “studio” realizzato da Stefano Merler, studioso della Fondazione Bruno Kessler. La sua analisi è il “Piano” di Urbani? No, ma per un po’ di tempo si confondono. Come ricostruito dal “Libro nero del Coronavirus”, tuttavia, i due dossier non sono la stessa cosa. Merler infatti viene invitato a presentare il suo studio al Cts il 12 febbraio, lo stesso giorno in cui il Comitato istituisce un gruppo di lavoro per realizzare - lo chiama proprio così - un “Piano nazionale sanitario in risposta a un’eventuale emergenza pandemica da Covid-19”. Il Cts lo approva nella sua “versione finale” il 2 marzo 2020 (poi aggiornato il 4 e il 9 marzo) per presentarlo, via Angelo Borrelli, al ministro Speranza. Ormai è troppo tardi, visto che il virus sta mietendo vittime. Ma il "Piano" esiste eccome, nonostante ad aprile il Cts - che per quel documento aveva chiesto più volte di "secretarlo" e che nei verbali chiama sempre "Piano" - lo trasformerà in un semplice "studio".
A frittata ormai fatta, i parenti delle vittime vogliono capire come sono andate le cose. Per questo il 18 agosto hanno inviato una Pec indirizzata a ministero della Salute, presidente Conte, Quirinale e Commissione per gli accessi agli atti della Presidenza del Consiglio. L’avvocato nella mail “chiede, ad ad ogni effetto di legge ed in ottemperanza al principio di trasparenza degli atti [...], che venga desecretato e reso pubblico il piano sulla gestione dell'emergenza pandemica del gennaio 2020”. Una richiesta inviata anche a Mattarella “in virtù della carica pubblica” e del suo ruolo “nella coscienza comune”. “Confido - scrive Locati - nell’ottica della trasparenza e del rispetto dei cittadini, che tale documento venga reso pubblico nel testo che risulterebbe essere stato redatto nel gennaio 2020, prima della dichiarazione ufficiale dello Stato di emergenza”.Per Conte e Speranza la patata si sta facendo bollente. Nei giorni scorsi due deputati di FdI, Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, hanno “trascinato il governo” di fronte al Tar per costringerlo a rendere noto il “Piano” (ma il ministero si è opposto al ricorso). La leghista Silvia Sardone invece ha interrogato la Commissione Ue per sapere se Conte condivise o meno con Bruxelles quel documento. E ora emergono le richieste (e le proteste) del Comitato, che da agosto confida in una risposta mai arrivata. “Ritengo sia un fatto gravissimo non aver degnato di alcuna risposta un Comitato che rappresenta 70.000 persone - dice Locati al Giornale.it - persone che hanno subito lutti e restrizioni della propria libertà e che ora vogliono sapere dai nostri ministri cosa è successo nei mesi decisivi e più tragici di questa pandemia”. La mancata risposta, insiste, “dimostra che non c’è alcuna considerazione dei cittadini” che il governo non ha “mai considerato né rispettato”.
E’ “indignato e arrabbiato” anche Luca Fusco, presidente del Comitato, “per la completa mancanza di trasparenza evidenziata dal Ministero della Salute in ordine alla richiesta di pubblicazione di documenti. Credo che un governo che continui ad evitare il rapporto con i propri cittadini non rappresenti l'idea di democrazia che i padri fondatori della Carta Costituzionale aveva pensato per il nostro paese”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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