Una inchiesta contro ignoti, nata con poche speranze e finita in una archiviazione. L'ultimo tentativo giudiziario di aggiungere tasselli di verità alla ricostruzione della strage di piazza Fontana si arena ufficialmente oggi, a quasi 44 anni di distanza dal massacro che segnò l'inizio della strategia della tensione. Il giudice preliminare Fabrizio D'Arcangelo, accogliendo la analoga richiesta della procura di Milano, archivia il fascicolo aperto due anni fa, quando alcune testimonianze, piuttosto vaghe a dire il vero, ed il libro di un giornalista avevano cercato di riaprire il caso. A sostegno della riapertura dell'inchiesta si era mosso il comitato dei parenti delle vittime della bomba che il 16 dicembre 1969 seminò la morte nella Banca nazionale dell'Agricoltura. Ma l'opposizione del comitato dei parenti è stata respinta dal gip.
L'idea di fondo del libro di Paolo Cucchiarelli, reporter investigativo dell'Ansa, era transitata anche nel film di Marco Tullio Giordana "Romanzo di una strage": quella di una doppia bomba, una piazzata per scoppiare a banca chiusa, l'altra - collocata da apparati deviati dello Stato - finalizzata al massacro. Scenario affascinante per alcuni, strampalato per altri. Ma che comunque non ha trovato alcun riscontro.
La vicenda giudiziaria di piazza Fontana rimane dunque quella delineata da un percorso processuale quanto mai tortuoso. Innocente con sentenza definitiva Pietro Valpreda, l'anarchico arrestato pochi giorni dopo; innocenti, anche essi con sentenza definitiva, i neofascisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura; innocenti, infine, gli esponenti dell'ultradestra veneta finiti nelle nuove inchieste degli anni Novanta, che però hanno indicato in Freda e Ventura i registi dell'attentato, senza però poterli incriminare nuovamente (anche perchè nel frattempo Ventura è morto). Riconosciuto colpevole, ma graziato dalla prescrizione, il pentito dell'inchiesta-bis Carlo Digilio, anche lui ordinovista veneto. Unico condannato di tutta la vicenda resta l'ufficiale del controspionaggio Gian Adelio Maletti, condannato per depistaggio.
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