Pisa, comune esce da progetto Sprar e taglia su accoglienza: è bufera

La decisione, approvata due giorni fa, ha subito provocato le accese polemiche di chi per anni è stato impegnato nel programma di accoglienza rivolto agli stranieri. “È propaganda! La chiusura del progetto porterà alla perdita del lavoro per gli operatori sociali”

Pisa, comune esce da progetto Sprar e taglia su accoglienza: è bufera

È bufera a Pisa dopo la decisione della giunta comunale di uscire dal progetto Sprar, chiudendo, di fatto, il capitolo accoglienza.

La notizia è arrivata due giorni fa, quando l’assessore alle politiche sociali Gianna Gambaccini ha voluto spiegare le ragioni che hanno convinto il comune ad approvare la nuova disposizione. “Abbiamo deliberato l'uscita dai progetti Sprar per disporre di tutte le risorse umane e materiali dell'ente e impegnarle totalmente nelle tematiche sociali che a noi sono più care, soprattutto quelle rivolte alle persone che risiedono da tempo sul nostro territorio”. Queste le parole dell’assessore, riportate da “PisaToday”. “In particolare abbiamo già in campo importanti progetti sul sociale come ad esempio il contributo per l'integrazione Tari, il contributo per la maternità e il bonus bebé che a breve saranno a disposizione dei cittadini”.

Dopo l’elezione del nuovo sindaco Michele Conti (Lega), nella cittadina toscana l’aria è decisamente cambiata. Un’inversione di rotta che non ha mancato di suscitare il malcontento degli enti fino ad ora coinvolti nel sistema d’accoglienza. E adesso è polemica.

Il comitato Arci è sul piede di guerra, ed in una nota attacca con forza la decisione della giunta. “Preoccupazione per la prossima chiusura del progetto, ricordando che negli anni sono state accolte oltre 200 persone, rifugiati che hanno intrapreso e concluso percorsi di inclusione sociale all'interno e fuori dal territorio pisano. Nella scelta dell'amministrazione queste persone sono viste come 'pacchi' da spostare da un territorio all'altro, senza tener conto del lavoro di ricostruzione della vita di queste persone, della riconquistata autonomia dopo i traumi e le violenze subite. Pensiamo che le motivazioni date a giustificazione della chiusura siano assolutamente finalizzate alla propaganda e che non tengano conto delle ricadute pesanti che questa scelta miope avrà anche sul territorio e sulla cittadinanza. Le risorse del progetto Sprar non potranno essere investite né in bonus bebè né in contributo per la maternità, in quanto il progetto è finanziato dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo che ha una sola specifica destinazione: il finanziamento di progetti di accoglienza e integrazione da parte degli enti locali nell'ambito dello Sprar”.

Il pensiero va a tutti coloro che hanno investito nell’accoglienza.

“La chiusura del progetto porterà alla perdita del lavoro per gli operatori sociali, figure professionali altamente specializzate e con esperienza nel settore che hanno reso possibile, nel corso degli anni, percorsi di integrazione e tutela coinvolgendo una rete territoriale consolidata nel tempo”.

Argomentazioni che ricordano molto le proteste andate in scena, per la medesima ragione, a Trento, soltanto pochi mesi fa.

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