Svolta su Liliana: spunta l'ipotesi suicidio

L'autopsia sul corpo di Liliana Resinovich non ha evidenziato segni di soffocamento. Il medico legale Barisani: "Qualcuno potrebbe averla avvelenata". Per gli inquirenti resta plausibile la pista del suicidio

Svolta su Liliana: spunta l'ipotesi suicidio

Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da Trieste il 14 dicembre e poi ritrovata senza vita in un bosco, potrebbe essersi suicidata. L'autopsia eseguita dal medico legale Fulvio Costantinides non ha evidenziato segni di soffocamento. Tuttavia, bisognerà attendere l'esito dell'esame istologico per la conferma definitiva. Per gli inquirenti resta plausibile l'ipotesi di un gesto volontario anche se non si esclude la pista delittuosa.

L'autopsia

Omicidio o suicidio? È questo l'interrogativo che attanaglia gli inquirenti sulla morte di Lilly. Gli esami cadaverici hanno escluso l'asfissia né sono stati rilevati segni di violenza sul corpo della 63enne. La Procura di Trieste ha già disposto l'esame tossicologico per accertare la presenza di eventuali sostanze tossiche o droganti nel sangue della vittima. "Si pensa a un'ingestione di sostanze, un avvelenamento o le ha prese lei o qualcuno gliele ha date", spiega al Corriere.it il medico legale Raffaele Barisani, nominato dal marito di Liliana, Sebastiano Visitin. Ma qualcosa non torna nella dinamica del presunto suicidio. Anzi, in realtà, più di una.

La ricostruzione

Lilly è stata ritrovata senza vita nel bosco dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste 21 giorni dopo la denuncia di scomparsa. Il corpo era avviluppato in due sacchi neri e la testa infilata in altrettante buste di nylon. Medici legali e inquirenti non escludono che la 63enne abbia deciso di assopirsi lentamente fino a lasciarsi andare. Dunque avrebbe dapprima ingerito dei farmaci poi, ancora vigile, si sarebbe distesa tra le sterpaglie aspettando che quei sacchetti annodati sul collo le togliessero il respiro. Un gesto drammatico, per certo una scelta sofferta. "L'ultimo suicida col 'sacchetto' che ho visto, si era scolato una bottiglia di Vodka", spiega il professor Carlo Mareschi che ha partecipato all'autopsia in qualità di consulente del fratello di Lilly.

L'amico e il marito

Mentre prende forma l'ipotesi del suicidio, la pista delittuosa continua a tenere banco in procura. Tutto ruota attorno al presunto triangolo sentimentale che coinvolge il marito e l'amico storico di Liliana, Claudio Sterpin. "Lilly non stava bene col marito. - ha rivelato Sterpin -Lilly non stava bene col marito". Immediata la replica di Sebastiano Visitin: "Non sapevo nulla di questa relazione.

Lui è ignobile, mi ha rovinato la vita, l'ha plagiata. La chiave del mistero è tutta lì". Dunque un delitto passionale? Il procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, è fermo su questo punto: "Non si può privilegiare il suicidio rispetto all'omicidio".

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