Da Porto Empedocle. Per capire che si è in una città di frontiera, basta uscire di poco dal centro e dirigersi presso la statale che dal porto si dilunga verso contrada Kaos, la stessa che ha dato i natali a Luigi Pirandello: proprio a pochi metri dalla galleria che sottopassa il costone che ha ispirato per anni il drammaturgo premio Nobel, è possibile notare un cartello blu con la scritta ‘Benvenuti in Italia’ e le sottostanti indicazioni con i limiti di velocità da rispettare sulle strade del nostro paese. Siamo a Porto Empedocle, poco meno di 20mila anime a circa 5 km dalla Valle dei Templi di Agrigento; è la ‘Vigata’ di Camilleri nei romanzi del Commissario Montalbano, ma è anche e soprattutto da più di tre secoli il porto della provincia agrigentina e per questo quindi anche uno dei più sensibili luoghi di frontiera: è dal porto di Porto Empedocle che partono le navi e gli aliscafi per Lampedusa, è proprio qui che viene portata la gran parte dei migranti che sbarcano nelle Pelagie ed è proprio qui che i mezzi militari hanno trasportato le bare delle 365 vittime della strage del 3 ottobre 2013.
L’emergenza immigrazione è stata vissuta in prima linea dagli abitanti empedoclini già dall’inizio degli anni 2000, di pari passo con quanto accadeva in quella Lampedusa che, stando seduti sulla banchina del molo principale osservando il traghetto durante le operazioni di attracco, appare molto più vicina delle dieci ore che occorrono per raggiungerla; un tendone, posto in uno spazio laterale del porto, è stato adibito da qualche anno a questa parte come locale di primo intervento per i migranti appena scesi dalle motovedette o dalle navi militari: “Tutto sommato non abbiamo mai avuto grossi problemi – afferma un abitante della zona intento a passeggiare proprio all’ingresso del porto – Ogni tanto fa impressione l’imponente schieramento di Polizia e forze dell’ordine, nel 2011 sembrava una zona militarizzata, ma in centro non ci siamo mai accorti di nulla”.
La situazione in effetti appare essere stata sempre molto tranquilla: in alcune occasioni, dentro il tendone, sono esplose proteste e tensioni tra migranti che hanno portato anche a delle fughe di interi gruppi verso la campagna agrigentina, ma il centro cittadino non appare essere stato particolarmente interessato fino a questo momento da problemi riconducibili al fenomeno migratorio. Nei vari quartieri di Porto Empedocle, sia nella caratteristica ‘marina’ con il suo aspetto tipico di cittadina portuale, che nelle zone più alte e residenziali denominate ‘Piano Lanterna’ e ‘Grandi Lavori’, i problemi più importanti che hanno creato maggiore apprensione tra i cittadini sono stati fino ad oggi di altra natura ed hanno riguardato il lavoro e la disoccupazione, vere piaghe sociali di un territorio economicamente in affanno dopo i fasti del boom industriale tra gli anni 50 e 70; proprio sotto la contrada del Kaos infatti, la centrale della Montecatini ha fatto di questa città la colonna portante dell’economia della provincia di Agrigento, ma spente le luci della fabbrica sul tessuto urbano e sociale di Porto Empedocle è piombato un autentico buio le cui conseguenze sono ancora oggi ben visibili.
Si cerca di non emigrare, si prova a sopravvivere, ad inizio anni 2000 è sembrata avverarsi una tanto attesa svolta in chiave turistica dell’economia cittadina, ma anche in quel caso si è trattato di una fugace illusione: oggi il comune è in dissesto, difficile pagare anche gli stessi stipendi ai dipendenti comunali e Porto Empedocle rischia giorno dopo giorno di diventare un’autentica polveriera. E’ in questo contesto che i problemi derivanti dal fenomeno migratorio, rimasti confinati ai margini del porto fino ad oggi, rischiano di cozzare con quelli già molto gravi che contraddistinguono da anni questa comunità accentuando disagio e tensioni sociali: tutto è partito infatti all’inizio dell’estate, quando in città si è diffusa la notizia del progetto di costruzione di un centro d’accoglienza per minori non accompagnati nel cuore del centro storico empedoclino. Una ‘vox populi’ confermata però dalle carte e che, nel breve volgere di poche settimane, ha creato non poche preoccupazioni in seno alla cittadinanza; tale progetto infatti, prevede il sorgere della struttura in via Genuardi, a pochi passi da una scuola media e soprattutto in una zona attigua alla via Roma, cuore commerciale di Porto Empedocle e sede delle principali attività economiche e turistiche della città.
Commercianti, imprenditori, semplici cittadini, ma anche le istituzioni comunali e la stessa Chiesa locale hanno da subito espresso perplessità in merito la possibilità di un centro d’accoglienza da situare in una zona centrale di una cittadina, come quella di Porto Empedocle, che già di per sé vive una situazione socialmente delicata; il consiglio comunale ha unanimemente espresso la propria contrarietà, manifestata anche dal Sindaco Ida Carmina, eletta lo scorso anno tra le fila del Movimento Cinque Stelle sulla scia dell’ondata grillina in occasione delle amministrative del 2016. In poche parole, quasi per intero la comunità con i suoi vari organi rappresentativi e con le sue associazioni di categoria, ha dato ampi segnali d’insofferenza rispetto all’apertura del centro; pur tuttavia, l’iter burocratico è andato avanti molto rapidamente e lo scorso 28 luglio l’assessorato regionale alla Famiglia da Palermo ha inviato una nota in cui si è data comunicazione, tra le altre cose, del disco verde alla nuova struttura d’accoglienza. Meno di un mese dopo, il centro è diventato subito operativo e ad infiammare ulteriormente gli animi è stata la modalità con cui si è arrivati alla sua apertura; tutto è avvenuto infatti in sordina lo scorso 14 agosto, vigilia di Ferragosto e data in cui anche il centro storico di Porto Empedocle si svuota con i cittadini che si riversano in massa nelle spiagge: proprio mentre tutta l’attenzione era rivolta all’imminente festività, un autobus ha trasportato 43 migranti collocati nella nuova struttura alle spalle di via Roma.
Quello che è seguito a questo episodio, è ben intuibile: da un lato, è montata una vivace protesta tra i cittadini, dall’altro è iniziata un’intensa bagarre politica volta a rintracciare le responsabilità per quanto accaduto; infatti, il primo cittadino ha subito affermato di non sapere nulla nemmeno dell’ok dato dall’UTC del suo comune al progetto inerente la struttura: “Posso mostrare la PEC arrivata al municipio che ha come data il 14 agosto, quando gli uffici sono chiusi”, ha dichiarato Ida Carmina con riferimento alla comunicazione ufficiale dell’apertura del centro. Al capo dell’amministrazione però, hanno risposto diversi membri dell’opposizione e lo stesso presidente del consiglio comunale, Marilù Caci: “Impossibile che il Sindaco non sapesse nulla – si legge nella replica – Il primo cittadino era a conoscenza di quanto stava accadendo ma non ha fatto niente per osteggiare preventivamente l’apertura della struttura in pieno centro.”
E mentre nelle sedi istituzionali monta il rimpallo delle responsabilità, per strada la gente si mostra preoccupata: “Noi non siamo razzisti – dichiara il titolare di un bar vicino il nuovo centro – Abbiamo accolto tanti nella tensostruttura negli anni, fino a qualche mese fa qui vicino c’era una palazzina dove vi erano alcuni richiedenti asilo, ma cinquanta migranti in questa zona vuol dire dare una mazzata all’immagine di Porto Empedocle e far morire sul nascere ogni proposito di sviluppo turistico”. C’è chi, tra i cittadini, ha provato anche a farsi giustizia da solo: due giorni dopo l’apertura della struttura infatti, ignoti hanno distrutto il citofono del palazzo che ospita i minori non accompagnati ed hanno rigato anche le auto degli operatori che lavorano al suo interno, segno che la tensione non accenna affatto a diminuire.
A prescindere dalle responsabilità e da quella che è la dinamica dei fatti, qualcosa a Porto Empedocle non ha evidentemente funzionato: in una città dove spesso gli iter burocratici hanno minato l’operatività di numerose infrastrutture e rallentato l’avvio di tante attività economiche, nel giro di poche settimane è stato possibile sbloccare un progetto che riguarda il posizionamento in pieno centro di una struttura d’accoglienza e questo nonostante un’intera comunità contraria che, nel corso dei mesi, ha dimostrato in tutti i modi le proprie perplessità.
Il tutto, è bene ribadirlo, in un territorio già costretto da anni a convivere con numerosi problemi sociali e dove, fino all’inizio della scorsa estate, la tematica dell’immigrazione era legata soltanto alle attività del proprio porto; città di frontiera Porto Empedocle, ma evidentemente anche comunità che nel suo piccolo microcosmo sociale mostra come le tensioni più importanti, nella maggioranza dei casi, possono nascere da quelle errate valutazioni esterne in grado di acuire le già presenti problematiche interne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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