"Manca una donna". E a Padova scoppia la guerra delle statue

La proposta della maggioranza di installare una scultura dedicata a Elena Cornaro Piscopia su uno dei due basamenti vuoti divide la città. "Spostare monumenti come fossero Lego non è intelligente" dice lo storico Fumian

"Manca una donna". E a Padova scoppia la guerra delle statue

Se dovessimo modificare tutti i monumenti esistenti in Italia per adeguarli all'ossessione contemporanea per il politicamente corretto, dovremmo in pratica riscrivere la storia. Peggio ancora, per la cancel culture, dovremmo abbattere statue e monumenti perché rappresentano personaggi che, secondo i canoni della contemporaneità, verrebbero completamente "sconfessati" o giudicati negativamente per le loro azioni. L'ultima polemica arriva da Padova, da Prato della Valle, uno dei simboli della città nonché una delle piazze più grandi e belle d'Europa.

La piazza, grande spazio monumentale caratterizzato da un'isola verde centrale, chiamata Isola Memmia, in onore del podestà Andrea Memmo che commissionò i lavori, è circondata da un canale ornato da un doppio basamento di statue numerate di celebri personaggi del passato che secondo il progetto originario dovevano essere 88: oggi ne possiamo ammirare 78. Esse rappresentano i più illustri figli della città, padovani di nascita o d'adozione, fra cui Antenore, Torquato Tasso, Pietro D'Abano, Andrea Mantegna, Ludovico Ariosto, Francesco Petrarca, Galileo Galilei, Giovanni Dondi dell'Orologio, Antonio Canova e Antenore, che, secondo il mito, fu il fondatore di Padova.

Prato della Valle, la mozione della maggioranza scatena la polemica

Un capolavoro, sì, ma c'è un problema, almeno per i neomoralisti della correttezza politica: manca una donna, perché le 78 statue rappresentano solo maschi. Era la cultura e lo spirito di quel tempo. Serve dunque fare qualcosa per far sì che quella non sia più una piazza "maschilista" ma attenta alla parità di genere. A tal proposito, come riporta l'agenzia Ansa, il 27 dicembre scorso è stata presentata una mozione da due consiglieri comunali della maggioranza di centrosinistra, Margherita Colonnello (Pd) e Simone Pillitteri (lista civica). Lo scopo: installare una scultura dedicata a Elena Cornaro Piscopia su uno dei due basamenti vuoti, interni al ponte settentrionale di Prato della Valle. Sarebbe stata così celebrata e valorizzata, secondo i proponenti, la figura della prima donna laureata al mondo, tra l'altro nell'Ateneo di Padova, dove già esiste una statua che la raffigura.

A Padova la battaglie delle statue, simbolo della cancel culture

La proposta ha trovato l'appoggio di Daniela Mapelli, prima rettrice donna dell'Università, e poi anche dal soprintendente ad archeologia, belle arti e paesaggio, Fabrizio Magani, per cui si tratterebbe di una sorta di inserimento nel "pantheon delle glorie venete". Ma c'è anche chi ha sollevato non pochi dubbi in merito come Carlo Fumian, docente universitario di Storia contemporanea. Secondo quest'ultimo, infatti, "fare la storia con la toponomastica e lo spostar monumenti come fossero Lego è un gioco pericoloso e poco intelligente". Piuttosto, spiega, "aiutiamo tutti a trovare e visitare l’originale, trionfalmente seduta alla base delle scale che conducono all’Aula Magna dell’Università di Padova".

A Padova è così nata la battaglie delle statue, che vede da una parte i favorevoli alla mozione della proposta dei consiglieri di centrosinistra e i contrari a modificare un monumento simbolo della città.

Certo, penserà qualcuno, aggiungere una statua è sempre meglio che abbatterne altre come propongono gli estremisti della cancel culture: ma cosa accadrebbe se decidessimo di modificare, come già accennato, tutti i monumenti che abbiamo in Italia per adeguarli alla sensibilità dell'opinione pubblica contemporanea? Forse non ne usciremo più. E sicuramente non aiuteremo e daremo il giusto valore alle sacrosante battaglie delle donne.

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