La gestione dell'ordine pubblico a Roma durante la manifestazione per la casa di sabato è stata un successo. A dirlo è il prefetto della Capitale, Giuseppe Pecoraro, che in una lunga intervista a La Repubblica difende l'operato delle forze dell'ordine.
Il prefetto rivendica l'assenza di danneggiamenti significativi e la reazione moderata degli agenti di fronte alle bombe carta, a cui hanno risposto evitando cariche particolarmente violente. Non ci sta a giudicare l'andamento delle manifestazione dalle singole immagini ("Vogliamo riflettere sull'ordine pubblico facendo un taglia e incolla?") e si spinge a contraddire il capo della Polizia Alessandro Pansa, che aveva definito "un cretino" il poliziotto ripreso mentre calpestava una giovane riversa a terra.
L'atteggiamento dell'artificiere non è da "cretino", incalza Pecoraro, ma "apparentemente inspiegabile". "Forse lo ha fatto per dare una mano ai colleghi. Per la frustrazione e la frenesia di chi, improvvisamente, si sente alla mercé di chi - i manifestanti - è chiamato a tutelare", conclude il prefetto.
Pecoraro afferma di non credere alle frasi attribuite ai poliziotti da alcuni manifestanti ("Siete della gente di m...", tra l'altro) e si chiede se sia possibile parlare di Stato di diritto quando per impedire che venga eseguito un ordine di sgombero (il riferimento è agli scontri di ieri alla Montagnola a Roma) si scatena una vera e propria guerriglia.
Pecoraro apre all'introduzione dei codici identificativi sui caschi, ma chiede
allo stesso tempo l'introduzione di "norme che regolamentino il diritto costituzionale di manifestare"."Se si accetta questo scambio - conclude il prefetto - le regole di ingaggio saranno chiare e non ci saranno più alibi."
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