Qualsiasi idea ha un prezzo. Figuriamoci le ideologie. E allora, ecco la domanda: quanto costa l'antifascismo?
Ce lo siamo chiesti quando durante il weekend, sfogliando Repubblica, in una sorprendente sospensione del trionfante antifascismo che è ormai la ragione sociale del quotidiano, siamo incappati in un'intera pagina pubblicitaria della mostra Arte e fascismo voluta da Vittorio Sgarbi al Mart di Rovereto. Ma allora significa che il fascismo ha fatto anche cose buone?
Dobbiamo dire che assistere al trionfo in quadricromia di un maestoso busto del Duce - opera di Adolfo Wildt, scultore che ha eternato il fascismo nel marmo e nel bronzo - sul giornale della più bella sinistra di antigoverno e di antiregime, è stato un piccolo choc. Immaginiamo cosa sia stato per Paolo Berizzi, uno che mette l'antifascismo anche nella carbonara. E per fortuna la Boldrini, una che voleva tirare giù il Foro italico, è in missione all'estero e non ha visto la pubblicità, altrimenti avrebbe disdetto l'abbonamento a Repubblica. Foglio che ormai, concorde con lo spirito del tempo, non solo non teme le contraddizioni ma disprezza la coerenza.
Sarebbe ora che una certa sinistra scendesse in piazza a protestare contro se stessa. Memento audere semper.
Ma ricordati anche che pecunia non olet.Alla fine, però, meglio così. È confortante per l'intero Paese sapere che il fascismo sparisce quando spunta un'inserzione ben pagata. Certe ideologie, poi, oggi le svendono. Figuriamoci le idee.
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