"Psicosi collettiva". Zangrillo a gamba tesa sulle mascherine

Il prof. Zangrillo entra a gamba tesa sulle mascherine all'aperto indossate ancora dalla maggior parte della gente. "Psicosi figlia di ignoranza, disinformazione e irrazionalità"

"Psicosi collettiva". Zangrillo a gamba tesa sulle mascherine

L'11 febbraio è decaduto l'obbligo di indossare le mascherine all'aperto a meno che non ci si trovi nel bel mezzo di assembramenti ma la maggior parte degli italiani, come abbiamo visto sul Giornale.it, sta adottando comunque la linea della prudenza. C'è a chi, però, questa cosa non va giù.

"Disinformazione e irrazionalità"

Il prof. Alberto Zangrillo, prorettore dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell'Irccs ospedale San Raffaele, non ne può più di vedere i volti coperti e impauriti delle persone. Lo ha detto a chiare lettere in un'intervista ad AdnKronos: "Oggi a Milano 9 persone su 10 portano ancora la mascherina all'aperto e questo, per me, non è un segno di responsabilità ma di preoccupante psicosi collettiva, figlia dell'ignoranza, della disinformazione e dell'irrazionalità". Insomma, la ripresa graduale della normalità, secondo il primario, deve interessare tutti senza "voci fuori dal coro per distinguersi e rispondere al proprio egocentrismo", aggiunge.

Non la pensa così, però, il primario di Malattie Infettive dell'Ospedale Policlinico di Milano, Andrea Gori, il quale ha affermato che le mascherine "hanno un valore riconosciuto da tutte le autorità sanitarie mondiali, siamo molto contenti se i contagi sono in calo e la situazione epidemiologica migliora" ma "da qua a dire che c'è una psicosi collettiva perché la gente mette ancora le mascherine all'aperto, beh, ce ne manca. Sarebbe meglio evitare gli slogan e tenere un atteggiamento scientifico, di fronte a tutto quel che è successo", afferma a Repubblica.

"Ripartire subito"

Insomma, la visione di Zangrillo dovrebbe essere quella di un "liberi tutti" più veloce e immediato di quanto sta accadendo: gli indici della pandemia sono tutti in calo e la variante Omicron fa meno paura di un mese fa quando si toccava il picco dei contagi e gli ospedali stavano tornando a riempirsi. In questo caso, però, il professore se la prende con le istituzioni e la politica. "La cosa fondamentale è comprendere che o ripartiamo subito e realmente o distruggiamo irreparabilmente una società, fatta di persone, imprese, attività ma soprattutto di giovani che devono tornare a vivere sognando e potendo realizzare i loro progetti".

La polemica sui tamponi

Come abbiamo scritto sul Giornale.it, poi, Zangrillo ha detto la sua anche sui tamponi: tornare alla normalità non significa "fare tamponi alla prima linea di febbre". Anche in questo caso, le parole d'ordine sono responsabilità e buon senso. "La considerazione più comune che ascolto è: 'Ho 37,5 di temperatura ma domani ho prenotato un tampone'. Dove abbiamo condotto il gregge?", si domanda l'esperto. Un capitolo importante, il professore lo dedica anche alla vaccinazione, spegnendo gli entuasmi dei no vax più incalliti. "Chi, come me, lavora in terapia intensiva - sottolinea - ha toccato con mano il ruolo straordinario della profilassi vaccinale che deve essere patrimonio di tutti e non della politica urlata. Altrimenti la gente non capisce e i più deboli pensano al complotto".

Infine, Zangrillo rivolge un pensiero a chi per due anni non ha potuto assistere i propri cari ammalati in un letto d'ospedale o non è potuto andare ad abbracciare i propri anziani

nelle Rsa. "Tornare alla normalità - concoude - vuol dire curare tutti, vuol dire tornare ai valori più semplici dell'umanità, il primo dei quali è consentire al malato di vedere i propri congiunti".

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