C'è il virus che circola e c'è la gente segregata che non ce la fa più. E poi c'è il giornalista Antonello Piroso (quello che si scagliò con violenza e indignazione contro Feltri per la famosa frase sul «meridione inferiore» pronunciata dal direttore di Libero) che in un post scrive la seguente carineria: «Quando sento parlare Maurizio Gasparri (si riferisce alla contrarietà del senatore di Forza Italia allo spinello libero, ndr) mi vedo costretto a rivalutare il concetto di pulizia etnica», aggiungendo tra parentesi un «intellettuale» per addolcire la pillola.
L'espressione «pulizia etnica» - cito dal dizionario - indica azioni atte a rimuovere forzatamente (anche ricorrendo ad atti di violenza o di aggressione militare) da un territorio la popolazione di una minoranza etnico-culturale per salvaguardare l'identità e la purezza di un gruppo etnico. Il pensiero di Gasparri sugli spinelli, che peraltro corrisponde a quello di milioni di italiani e per quel poco che conta anche al mio, secondo Piroso - oggi firma della Verità -, va rimosso forzatamente dal dibattito politico e intellettuale.
Non so se Piroso parli per fatto personale, nel senso di uno appassionato alla materia spinelli. Se così fosse sarebbe l'ennesima prova di quanto pericolose siano le droghe anche leggere per il funzionamento corretto del cervello, ma se così non fosse, cioè se Piroso stesse parlando in astratto del problema, sarebbe anche peggio, perché vorrebbe dire che la grave malattia che lo affligge non è stata, purtroppo per lui, diagnosticata in tempo.
Caro Piroso, rivalutiamo la pulizia etnica per chi non la pensa come te, e magari, ovviamente in «senso intellettuale», anche i gulag, i campi di sterminio e le foibe. Sarebbe banale, addirittura stupido ricordare che imprigionare le idee è l'anticamara del mettere in catene gli uomini e che per questo, a mio avviso, anche la tua idea, per quanto stupida, pericolosa e offensiva, ha un teorico diritto di essere espressa. Noi non ti vogliamo né in cella né confinato, ma un controllino medico non guasterebbe.
Ci sono fior di comunità e buone medicine che portano fuori dal tunnel delle dipendenze (ovviamente parlo di dipendenze intellettuali, ci mancherebbe) che rovinano anche onorate carriere come la tua che, sia pure tra alti e bassi, è stata lunga e a tratti onorata. Ed è brutto che finisca così miseramente, senza neppure una scusa (a Gasparri, ma magari anche a Feltri) per provare a chiudere amichevolmente una brutta pagina di giornalismo narcisista e censorio.
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