Ecco come funzionano i tre codici nucleari della Russia

Il presidente Putin ha emanato l'ordine di "allerta speciale" per le forze nucleari russe, vi spieghiamo cosa significa e come funziona

Ecco come funzionano i tre codici nucleari della Russia

Nel quarto giorno di guerra in Ucraina, con le forze terrestri russe che incontrano più resistenza di quanto previsto, e con lo Stato Maggiore russo che cerca di uscire da questa impasse, causata anche dalla cautela con cui sono penetrati nel Paese per cercare di far cadere il governo Zelensky evitando di invischiarsi in combattimenti urbani, vero incubo per chi attacca, il presidente Vladimir Putin ha ordinato alle forze strategiche della Federazione Russa (ovvero alla “triade” nucleare) di “entrare in stato di allerta speciale”.

Durante una riunione, ripresa dai media, a cui erano presenti il generale Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore delle forze armate russe, e Sergei Shoigu, ministro della Difesa, il leader del Cremlino ha affermato che “i Paesi occidentali stanno intraprendendo azioni ostili nei confronti del nostro Paese non solo nella sfera economica. Intendo sanzioni illegittime, come tutti sanno benissimo. Ma gli alti funzionari dei principali Paesi della Nato fanno anche dichiarazioni aggressive contro la nostra nazione. Pertanto, ordino al ministro della Difesa e al capo di Stato maggiore di mettere le forze di deterrenza dell'esercito russo in regime di allerta speciale”.

Cerchiamo brevemente di capire cosa sia questa “allerta speciale”. La triade nucleare russa si sviluppa su missili balistici intercontinentali mobili e fissi (in silos), sui bombardieri strategici, e sui sottomarini lanciamissili (Ssbn). L'allerta speciale emanata da Putin non significa una condizione di allarme, e nemmeno di preallarme in senso militare, bensì una condizione di approntamento generale diversa dalla normale situazione di esercizio.

Per quanto riguarda i silos di lancio dei missili balistici intercontinentali (Icbm), cambia poco, in quanto questi sistemi vengono costantemente tenuti “in allerta”, 24 ore su 24, sette giorni su sette, 365 giorni l'anno, per poter essere rapidamente attivati e lanciati in caso di attacco atomico nemico. Nemmeno per gli Ssbn cambia molto: alcuni boomer (così vengono chiamati in gergo questi particolari sottomarini) vengono sempre tenuti in mare di pattuglia per poter essere chiamati all'azione senza preavviso. Il personale che gestisce gli Icbm mobili (ad esempio i missili tipo Yars o Topol-M), invece, in una condizione del genere viene allertato per poter rapidamente abbandonare le loro basi e procedere verso le località di lancio prefissate, disperse nell'immensità del territorio russo. Per quanto riguarda i bombardieri strategici, viene fatto qualcosa di simile, approntandone l'armamento, e richiamando tutto il personale per poterli far decollare con breve preavviso.

Non si tratta di una minaccia nucleare in sé: è il modo che ha il presidente russo di spingere l'Occidente (e l'Ucraina con esso) al tavolo negoziale. In ballo non c'è solo la fine del conflitto ucraino, ma tutta la serie di provvedimenti presi dai Paesi europei e dagli Stati Uniti come rappresaglia davanti all'invasione russa. Possiamo ipotizzare, con un certo grado di sicurezza, che la decisione di Putin di elevare il livello di prontezza delle forze nucleari strategiche, sia stato suggerito dalla Cina, che in questo conflitto rappresenta il terzo vertice di un triangolo avente come baricentro l'Ucraina: gli Stati Uniti, infatti, già lo scorso anno, avevano imposto un vero e proprio embargo sull'accesso cinese a microprocessori e semiconduttori prodotti a Taiwan, generando panico nelle industrie tech locali, e tutta la serie di ritardi nella filiera produttiva che ben conosciamo. Pechino ha quindi colto l'occasione per entrare di prepotenza nel tavolo delle trattative, almeno così crediamo, suggerendo di elevare la “minaccia nucleare”.

Ma come avverrebbe il lancio dei missili nucleari russi? Se si trattasse di un “primo colpo” (first strike) da parte di Mosca, il sistema di allarme precoce - early warning – russo che avvisa dei lanci di missili statunitensi non sarebbe chiamato in causa per ovvie ragioni. Pertanto verrebbero attivate e usate le tre valigette, simili a quella Usa che viaggia sempre col presindente americano, denominate Cheget: una per il presidente, una per il ministro della Difesa e una per il capo di Stato maggiore. Perché avvenga un lancio da parte russa ci deve essere, infatti, la conferma dell'ordine da parte di tutte e tre le massime autorità politico/militari russe: se una delle tre non viene attivata, o annulla l'ordine, il lancio viene abortito.

A questo punto l'ordine di lancio viene inviato direttamente ai singoli comandanti di silos, Icbm mobili e Ssbn, che dovrebbero eseguire tutte le procedure del caso. Si calcola che, dall'emissione dell'ordine, un Ssbn, possa eseguire il lancio entro un lasso di tempo che va dai 9 ai 15 minuti. Oppure, lo Stato maggiore russo potrebbe dirigere i lanci di missili direttamente dai centri di comando nelle vicinanze di Mosca, o da strutture alternative a Cechov, Penza e altrove. Si tratta di un lancio a distanza di missili balistici terrestri che aggirerebbe la catena di comando subordinata.

I russi hanno anche un sistema automatico di lancio del loro arsenale nucleare, chiamato

Perimetr, che si attiva in caso di distruzione dei centri di comando e controllo tramite la rilevazione degli impatti, ma, come già detto, in caso di primo attacco non ha bisogno di essere considerato.

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