La guerra nucleare in realtà virtuale

Le università di Amburgo e Princeton hanno messo a punto un programma di realtà virtuale che simula i primi (e ultimi) minuti di un conflitto atomico

La guerra nucleare in realtà virtuale

I sensori della catena di difesa missilistica statunitense lanciano l'allarme: è in corso un attacco contro il territorio americano. I radar e i satelliti segnalano il lancio di 299 missili balistici intercontinentali (Icbm) dalla Russia diretti, molto probabilmente, contro i silos dei vettori strategici statunitensi situati nel nord-ovest del Paese. La stima più ottimistica prevede che saranno uccisi 2 milioni di americani.

Cosa fareste se foste al posto del presidente degli Stati Uniti? Per rispondere a questa domanda i ricercatori delle università di Princeton e Amburgo hanno messo a punto una simulazione in realtà virtuale che vi mette nei panni del numero uno della Casa Bianca nel bel mezzo di una crisi nucleare: il progetto si chiama Nuclear Biscuit, dal nome del cartellino con i codici di autorizzazione al lancio del presidente.

Solo 15 minuti per reagire

La simulazione, che ha solo l'aspetto di un gioco, è in realtà finalizzata a testare le reazioni umane davanti alla possibilità di dover prendere decisioni estreme in un breve, anzi brevissimo, arco temporale. Quando si entra nella realtà virtuale il lancio missilistico dei russi ha già avuto luogo e si hanno solo 15 minuti di tempo per decidere come reagire sulla base di informazioni incomplete.

Davanti si presentano tre opzioni, che i progettisti affermano essere fedeli alle possibilità reali date al presidente Usa. La prima prevede un attacco denominato di “counterforce” limitata, mirato solo ai silos degli Icbm russi e alle principali basi di sottomarini e bombardieri. Una scelta che comporterebbe l'uccisione dai 5 ai 15 milioni di russi.

La seconda prevede un attacco di “counterforce” su vasta scala, che prevede di colpire anche il resto delle forze militari russe, con una stima di 10/25 milioni di vittime.

La terza prende di mira anche il potenziale industriale del nemico, tutti i porti e gli aeroporti maggiori, e contempla la decapitazione della leadership russa: un contrattacco che ucciderebbe tra i 30 e i 45 milioni di persone. Uno scontro termonucleare totale.

La guerra nucleare, complice anche l'attuale crisi internazionale tra Russia e Stati Uniti che pone le sue radici nel lontano 2014, torna quindi “di moda”: la simulazione è stata infatti proposta a Washington ad esperti di armi nucleari ed ex funzionari governativi. Chi l'ha provata riferisce che se ne esce cambiati: Richard Burt, che era il capo negoziatore statunitense nei negoziati per il controllo degli armamenti con l'Unione Sovietica, ha riferito dell'angoscia data dal tempo limitato per reagire, dalla scarsità di informazioni e dall'assenza dei consiglieri. Una simulazione realistica quindi, in quanto è praticamente impossibile che il presidente Usa possa avere intorno a sé tutti i suoi più prossimi collaboratori in un'evenienza così improvvisa che richiede rapidissimi tempi di reazione.

La guerra nucleare al cinema

Chi è ormai negli “anta” si ricorderà di un film dei primi anni '80, con un giovanissimo Matthew Broderick: War Games (Giochi di Guerra). Qui era un supercomputer ad intelligenza artificiale del Norad (North American Aerospace Defense Command), l'organizzazione congiunta Canada-Usa che coordina la sorveglianza aerospaziale del Nord America, a simulare un attacco missilistico sovietico agli Stati Uniti per via di un gioco, di una simulazione appunto, fatta partire da un giovane hacker che veniva presa sul serio dal sistema che, altamente automatizzato, aveva iniziato il conto alla rovescia per il contrattacco nucleare, non lasciando altra scelta ai generali statunitensi di ordinare ai bombardieri di volare verso l'Unione Sovietica per sganciare il loro carico di morte.

Il finale non ve lo sveliamo, ammesso che oggi ci sia ancora qualcuno che non l'ha visto, ma quel film ha avuto il pregio di farci dare un piccolo, microscopico, sguardo alle procedure di allarme in caso di attacco missilistico: il cambio delle “condizioni di difesa” (defense condition – Defcon) del Norad è infatti molto realistico. Da Defcon 5 si passa, nel giro di poco, a Defcon 1 che, come detto da uno dei protagonisti del film, significa “la terza guerra mondiale”.

Un film che è diventato un vero e proprio culto, tanto che, molti anni dopo, ne è stato tratto un videogioco per Pc (chiamato “Defcon”) in cui si può giocare – con altri utenti online oppure contro “il computer” - alla “guerra termonucleare globale”, comandando silos di lancio, bombardieri strategici, sottomarini e flotte.

Il filone cinematografico del conflitto atomico era particolarmente fiorente negli anni della Guerra Fredda: oltre al notissimo “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrick (a dire il vero quasi per nulla attinente con la realtà), si ricordano il poco noto “Countdown to Looking Glass” (dal nome in codice dell'Airborne Command Post statunitense che funge da piattaforma volante di comando e controllo delle forze nucleari statunitensi in caso in cui i centri a terra siano stati distrutti o resi inutilizzabili) e “The day after”, la storia di un attacco sovietico di “counterforce” limitata visto dalla popolazione del Kansas. In particolare quest'ultimo, per il suo realismo, si dice impressionò molto l'allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.

“The day after” venne trasmesso anche in Italia, negli anni '80, e pertanto è possibile trovarne la versione doppiata per chi fosse curioso di conoscere quale sia la procedura di lancio di un missile balistico, che viene ricostruita molto fedelmente al pari dei terribili effetti di un'esplosione nucleare.

Una serie di errori molto reali

Solo esercizi di fantasia? Non proprio.

Il mondo è arrivato più volte sull'orlo dell'olocausto nucleare: quasi tutti hanno sentito parlare della Crisi dei missili di Cuba nel 1962, ma pochi sanno che successivamente ci sono stati almeno altri 3 episodi che hanno spostato le lancette del “Doomsday Clock” verso la mezzanotte.

Nel novembre del 1979 un nastro che simulava un massiccio attacco missilistico sovietico (più di 1400 testate) venne usato per errore al Norad causando il panico e il rischio di un reale contrattacco.

Nel 1983, a settembre, al centro di allarme missilistico spaziale Oko di Serpukhov-15, distretto militare di Mosca l’allarme per missili balistici risuonò ben cinque volte segnalando lanci missilistici dal territorio statunitense. In realtà il satellite ottico di sorveglianza era stato ingannato dal riflesso del sole su nubi di alta atmosfera. Il sangue freddo dell’ufficiale comandante, tenente colonnello Stanislav Petrov, insieme alla consapevolezza, determinata dall’addestramento, secondo la quale un attacco missilistico sarebbe stato massiccio e non con lanci singoli ripetuti in un lungo arco di tempo, impedì che si giungesse ad un olocausto nucleare che venne sfiorato ancora una volta poche settimane dopo durante l'esercitazione Able Archer.

Col termine della Guerra Fredda i falsi allarmi che per poco non scatenarono l'Armageddon non cessarono: nel 1995, a gennaio, il lancio di un missile per rilevazioni atmosferiche dalla Norvegia venne confuso dai russi, per via della sua traiettoria, con l'arrivo di un Icbm e il presidente Boris Yeltsin, per la prima volta, prese in mano la Cheget, la borsa “nucleare” per lanciare i missili del Cremlino.

Tornando all'esperimento di realtà virtuale, Moritz Kütt, ricercatore dell'università di Amburgo, ha affermato che la grande maggioranza dei partecipanti

finora ha selezionato l'opzione di escalation e solo pochissimi hanno deciso di non rispondere, nonostante tutti si fossero resi conti che stavano prendendo una decisione in condizioni di incertezza. E voi? Cosa avreste fatto?

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