Una cifra di quelle proporzioni, una vincita alla lotteria di tale grandezza è indecente, rappresenta un insulto al buon senso e, anche, all'equilibrio mentale di una persona. Il vincitore lo invidiamo, e il «se fosse toccato a me!» ci sta: è umano invidiare e desiderare. Una vincita alla lotteria si può sognare, proprio perché attraverso quel sogno s'immagina una vita migliore, qualche bisogno soddisfatto, qualche capriccio esaudito. Ma sogni, desideri, bisogni, capricci rientrano nella nostra sfera esistenziale, cioè quella che si forma attraverso l'esperienza e la cultura. Quando si esce da questa dimensione, si entra in una terra di nessuno, che può essere affascinante, terrorizzante, che comunque travalica il nostro ordine mentale, il ritmo che scandisce la quotidianità, le regole dell'abitudine. Comprensibile che ci sia chi possieda una disposizione d'animo aperta alla novità e al cambiamento, e chi sia impaurito da tutto ciò che trasformi la sua vita. Chi sarà il fortunato vincitore? Soprattutto c'è da chiedersi se sia davvero fortunato.
Sono convinto che tutti noi diremmo, immediatamente, senza incertezze, che con quei soldi compreremmo questo è faremmo quello: certo, in astratto. In concreto è davvero così facile? Credo che per gestire una vincita di tali proporzioni ci voglia molta cultura, senso del valore della vita. Si può pensare a cosa accadrà a «quel» vincitore una volta passati l'euforia e lo sbalordimento per la vincita. Sempre meglio avere questo genere di problemi che penare per il pagamento delle tasse e delle bollette: sarà anche così. «Quel» vincitore, comunque, si troverà ad affrontare situazioni inedite con persone con cui consigliarsi, con mille dubbi, con sentimenti contraddittori: tutte preoccupazioni legate alla gestione del malloppo. Fantastico se si è mentalmente attrezzati a ciò, altrimenti non è difficile immaginare lo sbandamento psichico, come, d'altra parte, le cronache di situazioni simili (di entità di denaro inferiore) ci hanno raccontato.
Le lotterie è giusto che ci siano, ci sono sempre state, e vincere è semplicemente bello: fa sperare; sentimento fondamentale della vita.
Ma ci deve essere un tetto ragionevole alle vincite perché non diventino pericolose per l'equilibrio psichico della gente, perché l'entità madornale della vincita non sia un modo per carpire quattrini a chi spera di cambiare la vita, mentre invece potrebbe andare incontro allo squilibrio mentale.
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