Migranti, la mossa del governo: "Quarantena a bordo delle navi"

I porti italiani sono chiusi e non considerati sicuri per via dell'emergenza sanitaria: il sottosegretario all'interno Carlo Sibilia, ha proposto di far effettuare la quarantena a bordo delle navi che portano i migranti nel nostro Paese

Migranti, la mossa del governo: "Quarantena a bordo delle navi"

È uno dei problemi più importanti e gravi in relazione all’attuale emergenza coronavirus: l’afflusso di migranti in Italia, oltre a costituire un pericolo per gli operatori del nostro Paese e per le stesse persone che sbarcano, pone una questione logistica non indifferente. E cioè trovare dei luoghi idonei alla quarantena.

A Messina, quando lo scorso 27 febbraio sono approdati i 194 migranti a bordo della Sea Watch 3, si è verificato il problema relativo alla destinazione provvisoria delle persone arrivate. E come luogo, è stato scelto uno di quelli considerati meno sicuri, ossia l’ex caserma Gasparro. Già in passato da qui sono state registrate fughe, denunciate dagli stessi residenti.

Ed ovviamente non sono mancate le polemiche, anche perché in quei giorni l’emergenza legata al Covid-19 stava iniziando ad assumere le sembianze preoccupanti che poi l’Italia ha purtroppo ben conosciuto. Da Messina a Lampedusa, dove il sindaco Totò Martello a metà marzo ha avuto il suo bel da fare per trovare sistemazione idonea agli oltre 150 migranti sbarcati dalla Tunisia in un momento in cui erano già in vigore i Dpcm anti coronavirus.

Da questi episodi, si può quindi ben intuire l’entità dei problemi in caso di massiccio afflusso di migranti in Italia. Il governo nelle scorse ore, proprio per questo motivo, ha deciso di chiudere i porti: il nostro Paese non è un luogo sicuro e dunque è impossibile sbarcare.

A farsi strada adesso è la possibilità di ospitare la quarantena a bordo delle navi da cui arrivano i migranti. Ed un primo esempio potrebbe essere in tal senso rappresentato dalle 150 persone ospitate a bordo della Alan Kurdi.

La nave dell’Ong tedesca Sea Eye ha raccolto i migranti a largo della Libia nei giorni scorsi in due distinte operazioni, adesso potrebbe chiedere all’Italia di accedere in uno dei nostri porti. Ma, come detto, da qui fino ad almeno il 31 luglio l’Italia non è un porto sicuro: “Le Ong hanno salvato delle vite in mare? Ok, se la destinazione più vicina siamo noi, allora si entra in porto, ma la quarantena dei richiedenti asilo va fatta sulla stessa nave della ong che ha prestato soccorso”. Ad affermarlo è stato il sottosegretario all’interno Carlo Sibilia, il quale ha dunque avanzato la proposta di una quarantena a bordo delle navi Ong.

Nella sua intervista all’AdnKronos, Sibilia non ha parlato nello specifico del caso Alan Kurdi, tuttavia ha toccato i punti riguardanti le eventualità di approdo di migranti da mezzi delle Ong: “È questa la soluzione da mettere in campo – ha proseguito il sottosegretario riferendosi alla quarantena sulle navi – Ammesso che si possa considerare il nostro Paese ancora un Place of Safety, un posto sicuro. Con un'emergenza di tale portata ancora in corso, non credo possiamo più garantirlo”.

Possibile quindi che i 150 migranti a bordo della Alan Kurdi siano i primi a rimanere in quarantena a bordo della nave. Successivamente potrebbe arrivare lo sbarco.

Ma anche in questo caso sorgerebbe un problema: immettere nel sistema di accoglienza, reso fragile per via dell’inadeguatezza di molti centri, dall’attuale crisi legata al coronavirus potrebbe rappresentare un nuovo pericolo sanitario non indifferente.

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