Quei padri illustri e il dialogo coi figli

Qualche giorno fa Sting ha meravigliato tutti dichiarando che ai figli, del suo patrimonio, non avrebbe lasciato nulla

Dorino Della Valle continuò a lavorare finché la salute glielo permise. Quando però, anni prima, comprese che i figli Diego e Andrea erano in grado di dirigere l'azienda passò il testimone. «Mio padre continuò a lavorare in azienda ogni giorno, partecipava a tutte le riunioni importanti e quando parlava lui, non capitava né spesso né a caso, facevamo silenzio e ascoltavamo attenti perché eravamo sicuri che ci fosse qualcosa d'importante da imparare». Diego Della Valle ricorda con orgoglio il capostipite: «Avere mio padre in azienda non era un limite ma un privilegio, capitava di non essere d'accordo ma ci si chiariva prima o durante l'ora di cena». Un padre illuminato che ha saputo stabilire con i figli un rapporto di reciproco rispetto e apprezzamento. Figli che fino all'ultimo istante hanno riconosciuto l'autorevolezza e il valore del padre. 
A Casette d'Ete regnava il buon dialogo, quello che è mancato a casa del patron di Esselunga, Bernardo Caprotti, se è vero com'è vero, che per la gestione aziendale padre e figli sono finiti in tribunale. Storia lunga e ingarbugliata, che vede contrapposti Caprotti e i suoi figli di primo letto, Giuseppe e Violetta, entrambi cinquantenni o poco più. Come Dorino Della Valle anche lui aveva deciso di delegare il potere al figlio, ma poi qualcosa li ha contrapposti nella politica aziendale e il fondatore, che aveva fatto un passo indietro, rivendicando il diritto di continuare a lavorare ma senza il peso delle responsabilità per piacere e divertimento, è tornato sui suoi passi e ha ripreso il timone dei superstore. Un diritto sacrosanto avendo fondato e accresciuto, con anni di lavoro durissimo, la più grande catena di supermercati italiani. 
Qualche giorno fa Sting ha meravigliato tutti dichiarando che ai figli, del suo patrimonio, non avrebbe lasciato nulla. Ha spiegato che devono essere artefici del loro destino. A noi comuni mortali la possibilità di aiutare i figli, di lasciar loro quanto abbiamo sudato e magari un tetto sulla testa fa dormire sonni tranquilli. Anche a Della Valle e Caprotti piaceva l'idea che quanto avevano costruito fosse ulteriormente sviluppato dalla discendenza, ma conservando alcuni diritti come quello di poter dire la propria opinione essendo ascoltati e rispettati in nome di una esperienza consolidatissima. Di solito la fase della ribellione al padre e della contrapposizione agguerrita è quella dell'adolescenza. Poi i figli si rendono conto che le proprie origini non sono da cancellare ma da valorizzare come parte integrante della propria storia personale e quindi della propria identità.

Una via assoluta all'emancipazione è però sempre possibile: Giuseppe e Violetta potrebbero andare a cercare la loro affermazione professionale in altri settori e senza una figura paterna che a quanto pare sentono come d'intralcio. Possono cimentarsi in altre esperienze con tranquillità perché a quanto pare il papà è stato generoso anche con loro.
karenrubin67@hotmail.com

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