Per la Chiesa cattolica il 2019 è stato soprattutto l'anno del Sinodo panamazzonico. L'appuntamento che Papa Francesco ha voluto con forza. I padri sinodali hanno preso decisioni importanti, ma la discussione dottrinale sul celibato dei sacerdoti è passata in secondo piano nel momento in cui è sorto il cosiddetto "caso Pachamama".
Il celibato e l'istituzione del diaconato femminile dovevano rappresentare le due architravi programmatiche del cammino ecclesiastico. Entrambi gli argomenti, insieme alla necessità di una "ecologia integrale", hanno assunto una rilevanza mediatica minore, almeno in parte, per via della comparsa delle statuette indigene. Statuette che sono apparse in San Pietro, nella chiesa di Santa Maria in Transpontina e nei giardini vaticani. Il terzo momento, che in realtà è stato il primo in ordine temporale, ha suscitato critiche. Jorge Mario Bergoglio era presente a quella celebrazione. E i tradizionalisti non hanno evitato di farlo notare. Quando le rappresentazioni artistiche sono state poste a Trastevere, invece, si è passati al pragmatismo: con il "ratto" ed il lancio nel fiume romano. Ma la partita ruota davvero tutta a questa storia delle statuette? No, è ben più complicata di così.
Pachamama è una divinità della mitologia inca. Alcune popolazioni ancora venerano questa sorta di equivalente della "Madre Terra". E il punto, a ben vedere, è questo: gli ecologismi ambientalisti possono servire da apripista al culto del panteismo. Qualcuno, senza mezzi termini, parla di ritorno del paganesimo. Fonti tradizionaliste raccontano di come, ancora oggi, vengano praticati sacrifici in favore della "dea". Avviene soprattutto in alcune regioni del continente sudamericano. L'allarme, per chi ritiene che la Chiesa non possa in alcun modo assecondare questo genere di consuetudini, sembra avere fondamenta. Il Papa regnante combatte le eresie. Ma l'allarme più citato nei discorsi di Bergoglio rimane quello sul "pericolo di pelagianesimo". I conservatori temono invece questa diffusione della "Pachamama". Qualcosa di simile ha fatto il suo esordio pure nel Belpaese, con tanto di benedizione ad Albenga da parte del vescovo. Qualche ritualità in favore della Pachamama, lo ha raccontato Marco Tosatti su Stilum Curiae, è stata notata anche in relazione alle celebrazioni natalize. Lo scenario è sempre il Vaticano. "Paganesimo", accusano i cattolici conservatori. "La Pachamama non è una divinita", rispondono dalle parti di piazza San Pietro. Ma - come da premessa - uno dei tempi, per quanto il cardinal Raymond Leo Burke abbia persino parlato di "forze demoniache" in San Pietro, resta questa storia dell'alleanza tra ecologia e "culto della Madre Terra".
L'ambientalismo, per il "fronte conservatore", ha origini ed accezioni gnostiche. E sempre lo gnosticismo avrebbe come obiettivo la destrutturazione del Depositum Fidei. La Pachamama, quindi, come ponte per colpire l'obiettivo reale, che sarebbe la confessione cristiano-cattolica. Complottismi? Forse. Di sicuro c'è come quest'anno in molti si siano esibiti mediante ragionamenti inerenti il ripristino di cerimoniali e mentalità neo pagane. A fare scalpore, ovviamente, contribuisce il fatto che quelle presunte cerimonie e che quelle presunte mentalità abbiano attecchito in ambienti ecclesiastici. L'edizione odierna de La Verità narra di una "Chiesa 3.0" che si sarebbe "convertita" al paganesimo.
Il prossimo anno assisteremo alla continuazione di questo scontro. Il prossimo Sinodo, però, potrebbe essere centrato sui migranti e sull'immigrazione. Qualunque sia la scelta tematica di pontefice, di Pachamama e limitrofi sentiremo ancora dibattere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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