Non li avete mai visti ai concerti del primo maggio. Non scioperano. Non manifestano. Non occupano. Non conoscono le otto ore. Non hanno welfare. Quando falliscono sono solo dei falliti. Perlopiù faticano come muli. La novità è questa. È che dentro ognuno di loro sta venendo fuori un Luigi Martinelli. Chiamatela parte oscura o l’eterna maschera di Mr Hyde, tirate in ballo quello che vi pare: follia, violenza, o un’altra immagine da guardare su YouTube. Non cambia. Quel Martinelli ti bussa dentro. Impreca contro neppure lui sa chi. Non dorme.Scalcia.Ti parla come l’io più selvaggio, come la voce malfidata e tradita di Gollum, come il demone della disperazione, come la lunga schiatta di chi cerca di sopravvivere all’inverno del proprio scontento. Schiatta frustrata, che fa l’equilibrista sul filo nero del fallimento e se guarda sotto non c’è paura. È peggio. È il game over. È la fine dei giochi. Come si vive da falliti? Quando per andare avanti ti arrampichi sui debiti e ogni giorno devi scegliere se pagare questo o quello, scommettendo sul creditore più paziente. E poi ti chiamano dalla banca e dicono che quello scoperto non è più sostenibile e faccia in modo di rientrare subito. Tu dici che hai sempre pagato e, cavolo, almeno un po’ di fiducia. Il direttore, quello che un tempo ti sorrideva, ora allarga le braccia e come un’arma puntata parla di Basilea uno, due e tre e di tutti i patti e le convenzioni internazionali per non far fallire le banche. Il senso è che la crisi è brutta e le banche non fanno beneficenza e comunque il credito è una curva ad angolo, la cruna di un ago, dove non passano i cammelli, figurarsi i poveracci come te. I ricchi? I ricchi sì, perché in banca mica leggono il vangelo. Ma non è questo che fa impazzire i Martinelli. È il goccia dopo goccia. È la bolletta dell’Enel che questo mese non sai davvero come pagare. Qualcuno si è chiesto cosa succede a un artigiano, a un commerciante quando si spegne la luce. Non c’è un cane che ti faccia credito e i parenti sono spariti. Arranchi, spostando i debiti al futuro. È una corsa che si fa sempre più pazza e feroce. Qualcuno finisce nelle mani degli strozzini, c’è chi si affida al gratta e vinci, c’è chi non ha la faccia di non pagare gli operai e c’è chi la fa finita. I Martinelli li chiamano imprenditori e lo sono perché fanno impresa, ma sono troppo piccoli per non affogare quando sale la marea. Ci avete mai pensato? In questo Paese dove per anni c’è chi si è arricchito con l’assistenzialismo, con un welfare gigantesco e costoso, se un miserabile sta davvero all’ultima goccia di speranza non c’è uno straccio di paracadute in giro. Il welfare è un affare per i professionisti del welfare.
Martinelli non ha più santi da evocare. Sta indietro con le tasse, sta indietro con i contributi, sta indietro con questa stagione di inflessibile rigore. Arriva la cartella esattoriale. Ci sono debiti con l’agenzia delle entrate di 44mila euro. O paghi o ti pignorano tutto quel che hai. Il demone di Martinelli è già impazzito. E tanti come lui stanno urlando in questo momento nelle case di quelli come lui. Ogni giorno qualcuno ci pensa. Pensa al fucile a pompa. A fantasie da fumetto. A cose che dice e non farà mai. Nel 99 per cento dei casi Mr Hyde resta al guinzaglio. Non è che ti manca la rabbia. È la vergogna che ti frena. Perché questi restano borghesi, piccoli, ma borghesi. Non sono abituatiall’indignazione pubblica. Poi un giorno il Martinelli di turno riceve altre due cartelle esattoriali. Sbianca. Non ce la può fare. Non più. Le apre. È poca roba. Non ha pagato il canone Rai e il consorzio per la bonifica delle acque. Che merda di tasse.
Al debito si aggiungono altri duemila euro. È la goccia in più. È qui che il demone di Martinelli non sente ragioni. Mette su la faccia di Al Pacino e per un giorno si sente l’eroe, ordinario, folle e disperato, di tutti quelli come lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.