Nel 1899, il mio bisnonno Carlo lasciò il villaggio di Pacentro in Abruzzo ed emigrò negli Stati Uniti. Nel 1900 lo seguì la moglie Adelina. Erano due dei milioni di immigrati italiani che arrivarono in America all'inizio del secolo. Uomini e donne che non si sono lasciati alle spalle l'Italia, ma ne hanno portato il meglio in America, contribuendo a forgiare la nostra identità di nazione laboriosa e industriosa, saldamente ancorata ai fondamenti morali della fede, della famiglia e della comunità.
Dall'arrivo di queste ondate di immigrati fino alla cooperazione odierna, gli Stati Uniti e l'Italia condividono uno speciale legame culturale e strategico, ed è di immensa importanza per i nostri popoli che questo legame rimanga forte. L'Italia è un alleato chiave della Nato ed è fondamentale per garantire la sicurezza atlantica. La sua presenza in Libia protegge il versante meridionale della Nato e il suo impegno nel mantenimento della pace in tutto il mondo - in luoghi come l'Irak, il Kosovo e il Libano - rappresenta un prezioso contributo alla causa della pace. Oltre alla cooperazione in materia di sicurezza e pace, l'Italia continua a ospitare il secondo maggior numero di militari americani in Europa. Essendo stato un giovane tenente dell'esercito di stanza in Europa, so che tutti gli americani sono per questo profondamente riconoscenti.
La partnership tra Stati Uniti e Italia va anche al di là dei confini geopolitici della Nato, come ho potuto constatare di persona in qualità di Segretario di Stato. Quando l'Isis minacciava di invadere il Medio Oriente, la leadership italiana si è fatta avanti, contribuendo a guidare il Gruppo multilaterale sul contrasto al finanziamento di Daesh (Counter-Isis Finance Group) insieme all'Arabia Saudita e al governo degli Stati Uniti. Insieme, abbiamo ridotto sul lastrico il Califfato, assicurandone la caduta finale. E mentre i miei appelli alle nazioni europee affinché spendessero di più per la Difesa e rispettassero gli impegni assunti con la Nato sono stati accolti negativamente da certa stampa in tutto il continente, sono lieto di dire che l'Italia ha compiuto progressi reali verso questo importante obiettivo. Sotto il governo Meloni, l'Italia è più impegnata che mai a raggiungere i suoi obiettivi di spesa e ad assumersi maggiori responsabilità per la difesa dell'Italia e dell'Europa. Considerando la guerra in Ucraina e la persistente instabilità a Sud dell'Italia, garantire che questo trend continui è essenziale per la sicurezza dell'Italia e del resto d'Europa.
Le nostre relazioni economiche non sono meno importanti del nostro partenariato di sicurezza. Gli Stati Uniti rappresentano il più grande mercato di esportazione dell'Italia al di fuori della Ue. Dai beni di consumo ai prodotti dell'agricoltura e dell'industria della Difesa, il commercio italo-americano ha incoraggiato la collaborazione in campi diversi da quello economico, tra cui la sicurezza e la tecnologia spaziale.
Durante l'amministrazione Trump abbiamo lavorato duramente per rafforzare e approfondire questi importanti legami economici e militari. La cui importanza mi propongo di consolidare con gli articoli che in futuro saranno pubblicati su queste pagine, nei quali mi rivolgerò direttamente a voi, il popolo italiano.
Ho però un altro motivo, più personale, per scrivere su Il Giornale. All'inizio dell'ottobre 2019 ho concluso la mia visita ufficiale in Italia con una deviazione speciale: ho visitato la patria ancestrale della mia famiglia, quel villaggio di Pacentro che i miei bisnonni tanti anni fa chiamavano «casa». Camminare sulle orme dei miei antenati è stato davvero commovente e non dimenticherò mai il calore con cui gli abitanti di quella piccola comunità mi hanno accolto. Un'emozione ancor più grande mi attendeva al ritorno a casa, quando ho condiviso quell'esperienza toccante con mio padre, un uomo che non ha mai avuto i mezzi o l'opportunità di fare quel viaggio. È stato straordinario vedere quanto significasse per lui. È stato speciale perché le nostre radici familiari sono importanti per lui, così come sono importanti per i quasi 20 milioni di italo-americani che vivono oggi negli Stati Uniti.
L'impegno incrollabile delle nostre nazioni verso gli stessi principi fondamentali - democrazia, libertà, fede, famiglia e stato di diritto - ci lega. Credo profondamente in questi temi e oggi ognuno di essi è minacciato sia all'interno delle nostre nazioni, sia all'estero. Per far fronte a queste minacce, dobbiamo rafforzare il nostro partenariato e dedicarci a salvaguardare questi principi ovunque siano attaccati.
L'obiettivo della mia collaborazione con Il Giornale sarà dunque quello di comunicare l'importanza delle relazioni tra Stati Uniti e Italia, chiarire le sfide che noi e l'intero mondo occidentale dobbiamo affrontare e mostrare una strada che permetta agli americani e agli italiani di prosperare. Sono motivato a farlo perché ritengo importante continuare a parlare direttamente agli italiani delle sfide condivise dalle nostre due nazioni, affinché entrambe possano crescere.
Ma ho anche un profondo affetto per l'Italia e il suo popolo. Sono grato per l'attenzione con la quale voi lettori vorrete seguirmi e non vedo l'ora di condividere il mio lavoro con voi in futuro.*ex segretario di Stato degli Stati Uniti ed ex direttore della Cia
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