"Sono felice! Finalmente potrò riabbracciare i miei figli", ci dice Michele, al telefono, esultando di gioia. Figli strappati dai servizi sociali della Val d’Enza per affidarli alla madre e alla sua nuova compagna. Michele lo aveva raccontato a IlGiornale.it solo qualche settimana fa, quando, distrutto dal dolore, ci spiegò come Federica Anghinolfi e Beatrice Benati (indagate per l’inchiesta “Angeli e Demoni” e oggi agli arresti domiciliari), gli comunicarono che non avrebbe più potuto vedere i suoi bambini, se non “in forma protetta una volta ogni 21 giorni".
Da quel momento, Michele ha sempre denunciato quella che per lui era un’enorme ingiustizia. Raccontando di falsità riportate sulle relazioni proprio dai servizi sociali che gli avevano portato via i suoi piccoli. "Mi contestavano che la casa non fosse idonea a far vivere i miei figli. Mi hanno detto che la camera dei bambini era troppo pulita, quasi che loro non avessero mai dormito in quella stanza. I giocattoli erano riposti nell'armadio e anche questo a loro non tornava. Cercavano sempre delle scuse, a volte banali”, ci raccontava Michele.
Scuse per giustificare l’allontanamento dei bimbi dal proprio papà. Bugie volte a dipingere l’uomo come un’orco cattivo, al solo scopo di affidare i bambini alle due donne.
Ma oggi, il giudice di Parma non ha dubbi. “Il Tribunale per i minorenni aveva adottato il provvedimento (..) sulla base di una ricostruzione gravemente falsata (delle condizioni dei minori e delle competenze genitoriali) da parte dei Servizi Sociali”. E per Michele questa, “é una battaglia vinta dopo un anno di sofferenza”.
Un modus operandi che rispecchia a pieno quanto emerso dalle carte della procura di Reggio Emilia. “I Servizi Sociali non avevano volutamente riferito fatti relativi alla madre, quali, ad esempio, un tentativo di suicidio della stessa e avevano stravolto i dati emergenti dalle osservazioni a danno del ricorrente (‘il padre’ ndr) - continua il giudice - inoltre si erano preoccupati esclusivamente dei due figli più piccoli della coppia, lasciando il figlio maggiore, peraltro affetto da gravi patologie (…) a vivere presso il padre, ritenuto pertanto idoneo dai medesimi servizi ad occuparsi del primogenito”.
Dunque Michele per i servizi sociali non era in grado di crescere i due bambini piccoli, ma adeguato a seguire il figlio maggiore. In realtà, “avevano provato a plagiare anche lui - ci raccontava Michele solo qualche settimana fa - ma era troppo grande, e quando videro che non ci riuscivano lasciarono stare e si concentrarono sui più piccoli. Più deboli e facili da gestire.”
Ora attraverso la nomina del Ctu (consulente tecnico d’ufficio del tribunale) per i due piccoli inizierà un nuovo percorso e a poco a poco torneranno in casa del padre, dove hanno sempre abitato, prima di essere affidati alla madre. Per il momento potranno andare dal papà tre ore due volte a settimana e poi, in base alla relazione del Ctu, verranno reintrodotte le regole stabilite dalla sentenza di separazione. Giustizia è fatta. Almeno in questo caso.
Ma papà Michele non è l'unico che potrà finalmente rivedere i suoi bambini. Dei sei casi analizzati dall'indagine della Procura di Reggio Emilia quattro piccoli torneranno ad abbracciare i propri genitori natutali.
A deciderlo è il tribunale di Bologna che, ormai da tempo, sta valutando singolarmente i casi presi in esame nelle carte della Procura che hanno denunciato il sistema di affidi illeciti. Accuse che, nella maggior parte dei casi, sembrano confermate dal tribunale che ora ordina il ricongiungimento dei bambini con le proprie famiglie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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