Lancio della bottiglia di birra contro la finestra, campanello suonato a più riprese, nome urlato ripetutamente sulla strada, minacce e insulti: la situazione che sta vivendo Silvia Romano ha fatto scattare l'allarme. Per la ragazza si temono gravi ripercussioni non solo da un punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico. Proprio per questo nel pomeriggio di ieri il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha disposto la "vigilanza generica radiocontrollata": si tratta di una misura d'urgenza che verrà ratificata in occasione del prossimo incontro ufficiale in prefettura. È la forma più lieve di protezione che consentirà alla giovane cooperante, liberata dopo quasi 2 anni di reclusione tra Kenya e Somalia, una maggiore sicurezza: polizia e carabinieri osserveranno e appunteranno ogni cosa, anche i movimenti sospetti nei pressi del palazzo al Casoretto, il quartiere multietnico della periferia Nordest di Milano.
Come riportato da La Stampa, la prefettura ha sottolineato che per il momento è da intendersi come una misura presa in via cautelare: "Una valutazione dei rischi personali che Silvia corre sarà fatta solo al termine della quarantena di quindici giorni". E poi c'è l'inchiesta per minacce aperta dal pm Alberto Nobili. Gli insulti ricevuti sui social - dove circolano pure fotomontaggi - pare stiano diminuendo: molti commenti sono stati rimossi dagli autori; in altri casi si trattava di profili falsi. Intanto gli investigatori del Ros, diretti dal comandante Andrea Leo, continuano a tentare di identificare neofascisti, xenofobi ed estremisti.
La bottiglia e il velo
Secondo Alberto Fumagalli sarebbero stati due ragazzi ubriachi in scooter verso le tre di notte a lanciare una bottiglia contro le finestre dell'abitazione della 25enne: "Mia sorella Francesca li ha sentiti. Ma non abbiamo paura, figurati se Silvia ha paura dopo quello che ha passato". Le immagini delle telecamere del Comune sono al vaglio della Digos, che sta lavorando per individuare gli autori del gesto; nel frattempo si attendono anche gli esiti delle analisi della Scientifica sui 15 pezzi di vetro rinvenuti. Lo zio della giovane però, intervenuto ai microfoni de La Zanzara su Radio 24, ha assicurato: "Tutto è sotto controllo, ma credo sia una cretinata, non è un gesto dimostrativo, ma un gesto di due ubriaconi".
Il signor Fumagalli, si legge sul Corriere della Sera, ha inoltre rivelato un retroscena sul vestito indossato dalla ragazza che ha fatto tanto discutere: "Ha 'litigato' per tutto il tempo del viaggio di ritorno con i Servizi perché voleva tenersi la veste islamica e il velo. Quando doveva scendere dall' aereo, e loro le chiedevano di toglierla forse perché faceva più comodo un altro tipo di immagine, ha insistito che avrebbe tenuto quella. Irremovibile". Sono stati mesi lunghi, duri e difficili: nel diario della prigionia di Silvia sono contenuti tutti i racconti di quei drammatici attimi. Ma lo zio ha fatto sapere che i rapitori hanno avuto pieno rispetto nei confronti di sua nipote: "Non le hanno torto un capello. Dice che avevano un atteggiamento protettivo".
E infine ha svelato come è riuscita a "conquistare" i rapitori: "Quando è stata consegnata alla banda di rapitori per prima cosa ha chiesto come si scrivevano in arabo i loro nomi e loro, stupefatti, glieli hanno disegnati con i bastoncini sulla terra, mentre calava il sole".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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