La data dei contagi a zero? "Ecco perché non a maggio"

L'infettivologo ha spiegato come in Italia non si sia raggiunto “un vero e proprio picco”. E ha aggiunto che quanto accaduto due mesi fa potrebbe succedere nuovamente se non vengono prese le dovute misure di cautela

La data dei contagi a zero? "Ecco perché non a maggio"

"Non raggiungeremo casi zero a maggio, il virus probabilmente continuerà a circolare, anche se a bassa intensità”. Lo ha evidenziato Giovanni Rezza, direttore delle Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) durante la conferenza stampa sull’emergenza coroanvirus. Il medico ha spiegato come in Italia non si sia raggiunto “un vero e proprio picco”, non c’è una grande quantità di popolazione che si è infettata a sufficienza. Quindi Rezza ha sottolineato che sono stati ridotti i contagi grazie alle restrizioni, ma i cittadini rimangono molto sensibili al Covid-19 e quanto accaduto due mesi fa potrebbe succedere nuovamente se non vengono prese le dovute misure di cautela.

Come sarà la fase 2?

L’infettivologo ha precisato che stiamo assistendo a un andamento decrescente nel numero dei casi, se questi vengono presentati tendendo in considerazione la data di comparsa dei sintomi, ma il virus non sta scomparendo. Poi ha detto che siamo ancora nella fase 1, mentre nella fase 2 si dovranno mantenere in modo rigoroso le misure di distanziamento sociale. Inoltre, l'esperto ha aggiunto che "quando arriveremo a un momento in cui il virus circolerà meno rapidamente, sarà estremamente importante rafforzare soprattutto il controllo del territorio" e ritornerà attuale la definizione delle zone rosse. Rezza ha sottolineato che nella fase 2 sarà fondamantale identificare in modo veloce i focolai e questo vuol dire individuare i casi positivi, isolarli e agire per contenere la diffusione del virus.

I focolai nelle Rsa

Il medico ha detto che non si hanno informazioni precise riguardo gli ultimi contagi, in particolare dove sono avvenuti e in quale modo. Poi ha ricordato che i casi di medici e infermieri forniscono indicazioni importanti perché vuol dire che ci sono stati focolai all’interno degli ospedali, delle Rsa (residenze sanitarie assistenziali) e delle Ra (residenze assistenziali).

"Le Rsa - ha evidenziato l'esperto - sono indicatori dell'epidemia, ma anche degli amplificatori. Nel senso che, quando vediamo un focolaio in una Rsa, vuol dire che in qualche modo in quella zona il virus sta circolando ed è stato introdotto all'interno di quella struttura".

Rezza ha affermato che queste strutture rappresentano degli “indicatori di circolazione virale” e ha specificato che nell’ultimo periodo diverse zone rosse sono nate intorno a focolai che erano sorti all'interno delle rsa.

I contagi intra-familiari

Inoltre, l’esperto ha sottolineato come la maggior parte dei contagi siano avvenuti dopo il lockdown in un contesto intra-familiare. Rezza ha fatto l’esempio della Germania. E ha ricordato che i tedeschi sono in grado di fare un ottimo contact tracing, ovvero il processo di identificazione delle persone che potrebbero essere venute a contatto con una persona infetta.

Inoltre, come raccontato dall’infettivologo, in Germania forniscono un’assistenza ospedaliera avanzata e hanno molti posti in terapia intensiva. Grazie a questi servizi, “hanno indicato come la gran parte dei contagi avvenga all'interno delle famiglie e di strutture sanitarie, quindi da contatto ravvicinato”, ha concluso Rezza.

Le vacanze estive

Sulle vacanze, il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro ha invitato tutti alla “cautela”.

Secondo il medico, è ancora presto per pensare a questa eventualità, anche perché il Covid-19 “ci accompagnerà fino a quando non avremo un vaccino - ha aggiunto Brusaferro - che sarà disponibile per milioni di dosi”. Il presidente dell’Iss ha detto che la questione centrale è come convivere con il virus facendo in modo che la circolazione non provochi dei punti di crisi.

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