Continuiamo a ripeterci che il Parlamento, dove più del 30% dei seggi è occupato dai grillini, non rappresenta più il Paese. Però continuiamo anche a ripeterci che, visto che non ci saranno nuove elezioni, questa situazione continuerà intatta fino a fine della legislatura, nel 2023. Infatti non esistono meccanismi per colmare questo vuoto di rappresentanza democratica. Fanno meglio di noi gli americani che hanno elezioni di medio termine. Ma cosa succede quando, invece, come qui le istituzioni non prevedono un cambiamento? Può nascere un nuovo movimento o un nuovo partito, sbriciolarsi il partito grillino. Ma tutto questo non colma il vuoto di rappresentanza. In questo caso si intravede un possibile sviluppo perché, se il Parlamento non rispecchia più l'orientamento politico del Paese, questo si è già affermato a livello regionale. Dove su 20 Regioni 15 sono del centrodestra e dove, dopo il Covid, è molto cresciuto il loro potere rispetto allo Stato centrale. Inoltre sono molto aumentati la notorietà, il prestigio e il credito di numerosi presidenti di Regione che, essendo eletti direttamente, appaiono vera espressione del loro elettorato. In sostanza, mentre il potere del Parlamento e dei partiti diminuisce, cresce quello delle Regioni e dei loro presidenti che chiedono maggiori autonomie, cioè più poteri. E la conferenza Stato-Regioni potrebbe portare al formarsi di coalizioni di Regioni o addirittura diventare una specie di Bundesrat, che compensa lo squilibrio del Parlamento.
Gli italiani sono maestri per inventare novità e una situazione bloccata come quella attuale è l'occasione per una profonda trasformazione
della struttura dello Stato e dei partiti. Forse l'Italia si sta avviando verso un nuovo tipo di stato federale o confederale che può essere molto utile come modello anche per l'Europa, ancora più rigida e bloccata di noi.
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