Anhe l'Italia, durante la Seconda guerra mondiale, iniziò a dotarsi di rifugi antiaerei, che continuarono a essere costruiti anche al termine del conflitto, fino al culmine della Guerra fredda. Nel nostro Paese se ne trovano ancora diversi in buono stato di utilizzo, dal momento che da anni sono diventati visitabili per ripercorrere, attraverso questi luoghi, le tracce della storia che, per un beffardo colpo di coda del destino, sta tornando drammaticamente attuale. In molti casi i rifugi sono stati ricavati da preesistenti strutture nel sottosuolo, riadattate, in altri casi sono stati scavati in fretta e furia per dare rifugio ai cittadini in fuga dalle bombe.
Rifugi di Milano
Nel capoluogo lombardo, la maggior parte dei rifugi sono stati realizzati nei locali cantinati dei palazzi adattati allo scopo per resistere all'onda d'urto delle detonazioni. Non è mai stato fatto un censimento ma si presume che, solo quelli privati, fossero circa 500 alla fine della Seconda guerra mondiale. A questi andrebbero aggiunti oltre 100 rifugi pubblici, che non devono essere confusi con i bunker, strutture in cemento armato appositamente costruite per riparare dall'eventuale atomica e dagli attacchi chimici.
Tra i pochi rifugi di Milano che attualmente sono visitabili c'è quello situato in viale Luigi Bodio. È il cosiddetto Rifugio 87 sotto la scuola elementare Leopardi. Erano numerosi i rifugi ricavati sotto le scuole. Questo, nel caso specifico, poteva ospitare 450 in 220 metri quadrati. Se ne trova un altro in piazza Grandi, sotto la fontana. Vi si accede tramite una botola ed è stato realizzato dal Comune durante la Seconda guerra mondiale e anche questo aveva una capacità di circa 450 persone.
Di recente è tornato alla luce anche il rifugio di via Gioia, a circa due metri di profondità. Si tratta di un tunnel lungo 13,5 metri dove trovavano rifugio le famiglie della zona. Un altro si trova in via Cesare Battisti. In generale, a Milano basta aguzzare la vista per trovare indicazioni come frecce e scritte sui muri che indicano gli accessi e le uscite di sicurezza dei rifugi, soprattutto quelli privati all'interno dei palazzi.
Rifugi di Roma
Anche nella Capitale, laddove i palazzi lo permettevano, le cantine furono riadattate come rifugi antiaerei. Oltre a questi, A Roma vennero costruiti 12 bunker blindati per dare rifugio alla classe politica, ai notabili, al Duce e alla famiglia Savoia.
Tra i più sorprendenti c'è il bunker di villa Ada, quasi un palazzo di lusso sotterraneo con cinque porte blindate. Venne realizzato tra il 1940 e il 1942 per dare protezione alla famiglia reale all'interno dei confini della loro residenza. Ha una pianta circolare e si sviluppa su una superficie di oltre 200 metri quadrati. Nelle stanze si trova un sistema di aerazione a sovrappressione che impediva l'ingresso dall'esterno di eventuali gas nocivi.
Sotto il casino nobile di villa Torlonia si trova il cosiddetto bunker di Mussolini. Si tratta, in realtà di diversi sistemi, uno dei quali ricavato dalle cantine che furono attrezzate con porte blindate e sistemi antigas. Ma il Duce si rese presto conto che non sarebbe stato sufficiente e così fece realizzare un bunker nei seminterrati della villa, con muri di cemento armato spessi 1,2 metri.
Per aumentare la sua percezione di sicurezza, Mussolini a villa Torlonia ne fece costruire anche un altro a 6,5 metri di profondità, di forma cilindrica e con pareti spesse circa 4 metri. Ma Mussolini fece costruire un bunker anche sotto Palazzo Venezia. Si tratta di una struttura di circa 80 metri quadrati con muri di cemento armato spessi 2 metri. È uno degli ultimi bunker scoperti a Roma.
Un altro rifugio noto di Roma è quello del Palazzo degli uffici all'Eur. Questo è l'unico palazzo di Roma nato con il progetto di un bunker. Si trova a una profondità di 33 metri e si sviluppa su un'area di oltre 450 metri quadrati. Poteva ospitare circa 400 persone per circa 3 mesi al suo interno, essendo autonomo in quasi tutte le sue facilities.
Rifugi di Napoli
Il ricco sottosuolo di Napoli è stato sfruttato durante la guerra per la realizzazione dei rifugi antiaerei, che nella città partenopea sono stati quasi tutti ricavati in strutture preesistenti. Esempio di questo è l'acquedotto greco-romano, i cui tunnel diedero ospitalità a centinaia di persone che, pur di non rischiare di perire sotto le bombe, preferivano vivere in condizioni estreme in queste gallerie inospitali.
Più accogliente, ma non troppo, è il tunnel borbonico, costruito nella metà dell'800 per garantire al re un'adeguata via di fuga. Con lo scoppio della guerra venne dotato di un secondo ingresso. I sue spazi erano talmente ampi che, nonostante i tempi di guerra, venne diviso in due per dare ospitalità alla borghesia e al popolino. E le differenze, tra le due parti, erano abissali.
Nei quartieri Spagnoli si trova il rifugio di Sant'Anna di Palazzo, una cavità a 40 metri di profondità ampia 3.200 metri quadrati che poteva ospitare fino a 4mila persone. Nel rione Sanità, invece, un'uscita della stazione Materdei è stata realizzata adattando una cavità tufacea realizzata nel 1761, che durante la guerra dava ospitalità agli abitanti della zona. Ma sono numerosi gli ipogei del sottosuolo di Napoli che negli anni Quaranta sono stati adattati a rifugi, nonostante le condizioni al loro interno fossero proibitive.
Rifugi di Torino
A Torino durante la Seconda guerra mondiale vennero realizzati 21 ricoveri pubblici per la popolazione, che si unirono agli oltre 1000 ricavati dagli spazi privati e dalle strutture pubbliche. Quello di piazza Risorgimento è uno dei più grandi realizzati ad hoc contro gli effetti dei bombardamenti, con muri di cemento armato spessi oltre 80 centimetri. È costituito da tre gallerie lunghe 40 metri, larghe 4.50 metri e alte 3.30 metri. Qui dentro potevano trovare riparo 1150 persone, anche se quando suonavano le sirene non era raro che al suo interno si rifugiassero il doppio degli sfollati.
Un rifugio antiaereo si trova anche sotto piazza San Carlo ma, così come a Napoli e nelle altre città, vennero riadattati anche spazi già esistenti, come le gallerie di contromina, realizzate nel 1700 come difesa all'assedio francese.
Rifugi di Cagliari
Grotte e gallerie furono la principale struttura di rifugio degli abitanti di Cagliari. La cripta di Santa Resistituta, nel quartiere Stampace, è stata uno dei principali punti di raccolta al suono delle sirene antiaeree nel capoluogo sardo. Si tratta di una grotta utilizzata fin dai tempi più remoti come cava di calcare, poi come chiesa paleocristana, deposito di anfore, chiesa e, vista la sua struttura, come rifugio contro le bombe. Il quartiere Castello, arroccato su un colle, ha sfruttato i sotterranei scavati nella roccia calcarea come difesa.
Poi c'è la galleria Don Bosco, che si sviluppa in lunghezza per circa 180 metri, che è un residuo dei camminamenti sotterranei realizzati
dai piemontesi nel 1700 all'esterno delle mura cittadine. Anche i Giardini pubblici di Cagliari possedevano un rifugio antiaereo , ricavato dalle antiche cave di pietra cantone, probabilmente realizzate a partire dal 1400.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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