Una tipica piazza milanese, con una fontana e una statua, racchiude in realtà un rifugio antiaereo che può arrivare a ospitare più di 400 persone. In pochi lo sanno e chi passa nelle vicinanze non nota nulla di particolare. Eppure, sotto alla grande fontana è stato costruito, ultimato il 30 novembre del 1936, uno spazio sotterraneo di 250 mq. La piazza in questione è intitolata a Giuseppe Grandi, scultore rappresentante della scapigliatura lombarda, nonché autore del Monumento celebrativo a Cesare Beccaria e del Monumento ai caduti delle Cinque Giornate di Milano, che sono siti nelle piazze omonime.
La fontana, opera del milanese Werther Sever, sorge su una piccola collina artificiale ed è stata costruita con lo scopo di nascondere un rifugio antiaereo che poteva ospitare oltre 400 persone, e che venne più volte usato durante i bombardamenti su Milano della Seconda Guerra Mondiale. Una volta finita la guerra, il rifugio è rimasto chiuso e in stato di abbandono fino al febbraio del 2016, quando sono iniziati i lavori di restauro che hanno interessato sia la fontana che il rifugio stesso. L’inaugurazione è avvenuta il 27 febbraio 2017. Prima del Covid era possibile andare a visitare l’area sottostante la fontana attraverso delle sporadiche visite guidate. I lavori hanno riguardato in particolare l’impianto elettrico, quello idrico, e la ripulitura degli interni del rifugio, nel rispetto delle numerose scritte originarie che ancora si possono leggere sui muri.
La fontana e il monumento
Sulla collina artificiale vi è una grande vasca rettangolare a riciclo di 400 mq circondata da larghe gradinate in masselli di granito bianco di Montorfano. Su un angolo delle gradinate è posta una grande colonna squadrata alta 13 metri che serve da condotto di aerazione del rifugio, e da cui sgorga la cascata d’acqua che va ad alimentare la fontana. Sull’angolo opposto è stata invece posizionata una scultura di bronzo dedicata allo scultore Giuseppe Grandi. Si tratta di un uomo nudo, coperto solo da una foglia di fico, che ammira la fontana. La piccola collina artificila era stata studiata in modo che, qualora gli edifici vicini venissero incendiati, l’anidride carbonica sprigionata dalle fiamme non arrivasse al rifugio. Nel torrione c’era il camino che rendeva possibile il ricircolo d’aria e permetteva quindi alle persone nascoste di respirare.
Il rifugio antiaereo
Questo è uno dei primi rifugi ad uso pubblico costruiti a Milano. È in calcestruzzo armato, realizzato in fase con la fontana soprastante, la sua pianta è rettangolare e misura 23x17 metri, occupa un’area di 215 mq e al suo interno vi sono 20 stanze, chiamate celle, di dimensioni variabili e in totale può contenere ben 430 persone. Dato il suo posizionamento sotto la fontana, non tutte le celle hanno la stessa altezza, e solo le 6 che si trovano al centro sono adibite a rifugio, mentre le altre servono da corridoi. Si pensa che sia rimasto attivo fino al 1943, e in seguito sia stato chiuso perché considerato poco sicuro. Nonostante si trovi sotto una fontana non è dotato di acqua corrente, infatti l’acqua potabile era contenuta in alcuni secchi metallici appesi a ganci posti sulle pareti. Al suo interno si può ancora vedere la segnaletica a muro in vernice nera che indica le uscite di sicurezza, fondamentale per aiutare nell’orientamento le persone che erano nel rifugio durante i bombardamenti. Ci sono anche altre indicazioni generiche, come per esempio il divieto di fumo, il divieto di introdurre cani, dove si trova dell’acqua potabile, il gabinetto.
Per accedere al rifugio c’erano due scalinate contrapposte situate lungo i lati corti della fontana, e sugli stessi lati si trovavano anche le due uscite di sicurezza. Di questi accessi ora ne rimane solo uno, sul lato occidentale, utilizzato prima dal personale del Comune di Milano per poter accedere agli impianti idraulici della fontana. In seguito alla ristrutturazione è diventata l’unica porta d’accesso al rifugio.
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