L'Italia "ha ricevuto centinaia di migliaia di rifugiati senza aver ricevuto dai suoi colleghi, dai vicini dell'Ue, l'appoggio necessario corrispondente allo sforzo che il Paese sta facendo a nome di tutti". A dirlo non è Matteo Salvini ma il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria che, oggi a Parigi, in occasione della giornata mondiale del rifugiato, ha presentato l'International Migration Outlook. Gli ha fatto eco Stefano Scarpetta, direttore Ocse per le questioni del Lavoro e degli Affari sociali, che ha sottolineato come "quello che sta succedendo mostra che l'Italia sia un po’ sola".
(126.550), dietro agli Stati Uniti (330mila) e alla Germania (198.000). Mentre negli States c'è stato un incremento delle domande d'asilo del 26%, in Germania si è registrata una riduzione del 73%, rispetto al 2016 quando, colpa della crisi siriana, le richieste furono ben 722mila. Nel nostro Paese, invece, rispetto a due anni fa, c'è stato un aumento del 4% di richiedenti asilo, provenienti principalmente da Nigeria (18%), Bangladesh (10%) e Pakistan (7,5%). Dietro l'Italia vi sono la Turchia con 124mila richiedenti asilo (+59%) e la Francia con 91.000 (+19%). Ma nel 2107 per la prima volta dal 2011 il numero dei migranti nell'area Ocse è sceso del 5% a poco più di 5 milioni di persone. "La flessione - spiega l'Ocse in uno studio - è legata alla riduzione del numero dei rifugiati principalmente in Germania, mentre le altre categorie di migranti sono rimasti per lo più stabili. I richiedenti asilo, dopo due anni record, sono diminuiti del 25% a 1,23 milioni di persone, provenienti principalmente da Afghanistan, Siria e Iraq". Per quanto riguarda l'Italia gli sbarchi, per effetto dell'accordo con la Libia, sono calati del 34% rispetto al 2016 e del 22% rispetto al 2015 e, in termini assoluti, si tratta di 119mila unità. Nel 2016, il flusso dei migranti permanenti in Italia è calato del 4% a 212mila e l'Italia si posizione all'ottavo posto nell'Ocse come Paese di arrivo.
Angel Gurria, poi, è intervenuto sulla questione dei rom definendola "una sfida per tutti i Paesi in cui queste popolazioni sono presenti, l'Italia, ma anche altri Stati come Romania, Repubblica ceca, Slovacchia, i Paesi d'Europa centrale...". "C'è molto da lavorare - ha aggiunto - per meglio integrarli.
Bisogna fare in modo che, soprattutto per quanto riguarda le future generazioni, quelli cioè che oggi sono bambini o ragazzi, siano maggiormente integrati in società, e questo a loro beneficio. È oggettivo. Se il censimento dei Rom non punta invece al loro beneficio, ma verrà effettuato per altri motivi, allora ci preoccupiamo. Spero che l'obiettivo sia di meglio includerli nella società".
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