"Abbiamo chiesto un incontro con il ministro dell'Ambiente, Luca Galletti, e siamo fiduciosi. Non siamo contrari tout court alle esplorazioni del fondo marino per la ricerca di petrolio e gas, ma pretendiamo che queste operazioni avvengano nel rispetto della natura e non creino danni alla fauna marina, mandando così all'aria impegno e investimenti per la tutela di questo patrimonio". Chi parla è Franco Floris, ex sindaco di Andora (Savona), tra i responsabili di Accademia Kronos (associazione ambientalista che si autofinanzia), seriamente preoccupato delle conseguenze che, l'avvenuto stralcio del divieto di utilizzare nel mare aperto la tecnica dell’ “Air Gun” (la cosiddetta “bomba d'aria” per la ricerca petrolifera), può arrecare ai delicati equilibri marini. "È stato un colpo di mano scorretto da parte del governo Renzi, conclusosi senza che ci si potesse opporre. Un vero atto di prepotenza", denuncia Floris. "Questo sistema di esplorazione - spiega Marco Ligi, primo ricercatore all’Istituto di scienze marine del Cnr - crea onde acustiche nell’acqua. Il tipo di sorgente di queste onde acustiche può essere elettrico, esplosivo o pneumatico. Il range di frequenze che la sorgente emette e la quantità di energia - continua l'esperto - rappresentano l'elemento discriminatorio per salvaguardare la fauna del mare. Bisogna sapere che, soprattutto per i cetacei, qualsiasi rumore acustico dà loro fastidio. Grandi potenze, superiori a 200 db, possono danneggiare l'animale, in particolare le parti di ascolto e il cervello". Il professor Ligi rimarca, quindi, la necessità, nel momento in cui vengono praticate queste operazioni, “di agire entro un raggio che escluda la presenza di eventuali cetacei”. "E nel caso fosse riscontrata questa presenza – avverte – o si rinvia l'esperimento o si fa in modo di spaventare il cetaceo aumentando piano piano la potenza. Resta il fatto che queste pratiche non devono essere eseguite nelle aree marine protette o nei cosiddetti Santuari dei cetacei. Gli animali presenti, impauriti e disorientati, potrebbero infatti andarsene per sempre”.
“Risale agli anni ’90 - ricorda Floris - una battaglia nazionale che vide raggruppate tutte le associazioni della pesca e per la protezione dell’ambiente. A Roma, nel ’99, Italia, Francia e Principato di Monaco siglarono l’accordo che sancì la nascita di Pelagos. Nel frattempo ci siamo attivati per installare, nel golfo di Andora, una diga di ripopolamento a tutela della posidonia e dei pesci attraverso una barriera antistrascico. Questo sistema continua a funzionare e non deve assolutamente essere messo a rischio”. Al ministro Galletti, l’Accademia Kronos chiederà spiegazioni sul motivo per il quale il reato ambientale relativo all’utilizzo di ”Air gun” è stato tolto. “Ci batteremo – afferma Floris – affinché il reato venga ripristinato. In gioco, altre alla fauna marina, ci sono le attività turistiche, l’economia e la qualità della vita di chi risiede sulla fascia costiera”.
L’allarme lanciato da Floris è preciso: “Approfittando del colpo di mano del governo Renzi, ci sono compagnie, specializzate nella ricerca di idrocarburi marini, che sono pronte ad avviare un monitoraggio capillare al largo delle coste adriatiche che vanno dall’Abruzzo alla Puglia, per poi iniziare la seconda fase tra Toscana, Liguria, Corsica e Sardegna settentrionale, proprio all’interno del perimetro del Santuario dei cetacei”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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