La messa celebrata oggi in Basilica di San Pietro ha segnato la fine di un appuntamento atteso sin dal 29 maggio dalla Chiesa, quando il Papa aveva annunciato per la fine di agosto la creazione di ventuno (poi diventati venti) nuovi cardinali ed aveva convocato una riunione con tutto il Sacro Collegio. Non accadeva da sette anni ed il tema, oggi come allora, è quello della riforma della Curia romana. Solo che, nel frattempo, la riforma ha visto la luce con la Praedicate Evangelium promulgata lo scorso 19 marzo ed è entrata in vigore il 5 giugno. Francesco, dunque, ha voluto far arrivare a Roma tutti i cardinali, elettori e non elettori, per riflettere sulla costituzione apostolica.
Una convocazione voluta dal Papa per realizzare "un incontro più personale, presenziale con due giorni di studio su un documento, quello della riforma della Curia, uscito da poco ma a cui si lavorava da molto tempo", così lo spiega a IlGiornale.it il cardinale brasiliano João Braz de Aviz, prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
"Abbiamo lavorato due giorni non tanto per modificare, ma per prendere coscienza di qualcosa di più profondo che sta entrando nella Chiesa con questo documento", sostiene il porporato che ricopre uno dei ruoli più prestigiosi in Curia. L'obiettivo, nel rafforzare il rapporto interpersonale tra i membri del Sacro Collegio, è quello di "una Chiesa sempre più fraterna, di amicizia, uguaglianza, non più sola o separata. In una parola: una Chiesa che è famiglia, questo è ciò che abbiamo fatto in questi due giorni".
L'attesa per questa riunione era tanta ed erano circolate non poche indiscrezioni su eventuali colpi di scena in arrivo, così come si era scritto che durante il confronto in Aula del Sinodo potessero emergere anche le perplessità di alcuni cardinali sull'applicazione della Praedicate Evangelium. Non ci sono stati scontri, però, durante le sessioni di questa due giorni. Lo rivela João Braz de Aviz secondo cui ha dominato un "clima di unità". "Non è che non ci sono problemi - prosegue il porporato brasiliano - ci sono problemi però si è visto che cresce questo spirito di collaborazione sempre di più: nella parte della dottrina c'era sempre ma non c'era nei rapporti interpersonali perché a volte rischiamo di essere persone isolate, dobbiamo essere più 'famiglia' e il Papa ci sta portando a questo".
Ma la riunione conclusa oggi è stata anche l'occasione per vedere tutti insieme quasi tutti i membri del Sacro Collegio, inclusi i più anziani che non parteciparanno al Conclave perché hanno superato gli ottanta anni di età. "Ci siamo conosciuti molto di più - spiega il prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica a IlGiornale.it -sebbene non sia stato semplice perchè eravamo quasi duecento persone, avevamo due giorni a disposizione e nel novanta per cento dei casi ci si vedeva per la prima volta. Però abbiamo cercato di farlo e ci siamo riusciti". Non si è parlato solo di riforma della Curia, ma anche di trasparenza nelle finanze e di ruolo dei laici. In che modo quest'ultimo tema è entrato nella discussione tra i cardinali? Lo scopo prefissato è "quello di trovare con tutti, soprattutto con i battezati, ovvero i laici, un rapporto di fraternità prima di tutto.
Quindi, farci guidare dal fatto di essere battezzati non solo dall'essere sacerdoti". "Sì - chiarisce il cardinale - siamo sacerdoti per il popolo ma non separati, siamo donati al servizio e così i laici prendono il posto centrale e questo è importantissimo nella Chiesa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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