I rom che in Italia vivono nelle baraccopoli sono 28 mila. Questo il primo dato che risalta dalla lettura del rapporto annuale sulla condizione di rom e sinti in emergenza abitativa pubblicato oggi dall'Agi. I numeri non avrebbero certezza scientifica, ma contribuirebbero ad avere una stima più che approssimativa della popolazione nomade presente nei nostri confini nazionali. A Roma, inoltre, ci sarebbe un vero proprio record: 7 insediamenti istituzionali con 3.772 persone, più 11 campi nomadi che il rapporto definisce come "tollerati" dalle istituzioni in cui sarebbero presenti tra le 2.200 e le 2.500 persone. Un accento viene posto sulla condizione dei bambini d'origine nomade che abitano a Roma: "Drammatica la condizione di vita dei circa 2.000 minori presenti nelle 18 aree per soli rom presenti nella Capitale".
I 28 mila rom in emergenza abitativa, quindi, sarebbero solo una piccola parte del totale: per mezzo di queste statistiche è possibile quantificare il numero complessivo di nomadi in Italia, una forbice tra le 120.000 e le 180.000 persone. Il rapporto è ovviamente centrato sull'aspetto delle abitazioni: in Italia ci sarebbero 149 baraccopoli istituzionali, cioè "insediamenti monoetnici totalmente gestiti dalle autorita pubbliche". Dentro di esse vivrebbero 18.000 persone...". Tra questi, poi, il 55% avrebbe meno di 18 anni mentre il 37% possiederebbe la cittadinanza italiana. 3000, invece: " I rom provenienti dall'ex Jugoslavia che si stima siano a rischio apolidia". La drammaticità del dato è amplificata dal fatto che la metà di quest'ultimi sarebbero minori.
Oltre le baraccopoli riconosciute, ci sono poi gli insediamenti informali. All'interno di essi ci sarebbero 10.000 persone, al 90% di nazionalità rumena, con la più alta densità di presenze in Campania. Al riguardo il rapporto direbbe che: "Le condizioni di vita dei rom che vivono in questi insediamenti sono nettamente al di sotto degli standard igienico-sanitari e l'aspettativa di vita tra queste persone e' di 10 anni inferiore rispetto alla media della popolazione italiana". I numeri complessivi, poi, direbbero che il 55% del totale di queste persone, ha meno di 18 anni e che la loro aspettativa di vita sarebbe di 10 anni inferiore rispetto al resto della popolazione italiana. Solo una minima percentuale, poi, il 3%, sarebbe effettivamente nomade.
L'Italia, secondo i promotori del rapporto, non sarebbe affatto sulla strada dell'integrazione. Anzi. I numeri sarebbero più o meno quelli del 2015, quindi poco sarebbe cambiato in termini complessivi di presenze in Italia.
Il documento in questione si porrebbe dalla parte di coloro che ritengono che non vi sia alcuna problematica sociale legata ad una presenza che
si attesterebbe al di sotto delle medie europee. Un fenomeno che però andrebbe ponderato in funzione sia della spesa statale per il sostentamento dei campi, sia dei continui episodi di cronaca che vedono coinvolte persone d'origine nomade.
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