Roma, blitz contro le panchine anti-bivacco, residenti cercano di opporsi

Ieri notte alcuni attivisti di Baobab Experience hanno rimosso uno dei braccioli anti-bivacco installati sulle panchine di via Giovanni da Procida. Li aveva voluti il comitato di zona nel nome del "decoro"

Roma, blitz contro le panchine anti-bivacco, residenti cercano di opporsi

Via uno dei braccioli anti-bivacco installati sulle panchine di via Giovanni da Procida, nel II municipio di Roma. Non è durato nemmeno un mese. Adesso, recita il cartello affisso da chi lo ha smontato, quella panchina è stata “riumanizzata” e “restituita alla collettività”, dove per collettività s’intende quella dei clochard che potranno tornare liberamente a dormirci. All’idea residenti e comitati di quartiere trasecolano.

L’azione è stata rivendicata dai volontari di Baobab Experience, associazione finita nell’occhio del ciclone per aver trasformato via Cupa in una tendopoli a cielo aperto. Ancora oggi, i suoi volontari gestiscono un campo abusivo alle spalle di via Tiburtina, dove trovano riparo un centinaio di migranti “transitanti”. Proprio gli attivisti di Baobab si erano scagliati per primi contro l’arrivo dei dissuasori anti-bivacco, parlando di “architettura ostile” e accusando la minisindaca dem, Francesca Del Bello, di aver acconsentito che venissero montante “delle sbarre sulle panchine affinché sotto Natale nessun homeless possa trovarvi riposo”.

Così, ieri notte, una task force di volontari di Baobab e di altre associazioni, si è armata di motosega e ha rimosso uno dei “braccioli anti-barbone”. Richiamati dal rumore, sul posto sono intervenuti alcuni residenti che si sono dimostrati tutt’altro che d’accordo con l’iniziativa degli attivisti e ne è nato uno scontro verbale. Anche perché la posa dei braccioli, regolarmente autorizzata dal municipio, era stata fortemente voluta e finanziata proprio da un comitato di zona, nel tentativo di ridare decoro all’area.

Durissima la replica del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina: “Vogliamo richiamare ancora una volta l’attenzione del prefetto, del questore e della sindaca nonché di tutte le realtà che hanno voce in capitolo ma restano in silenzio e immobili circa l’assenza totale di regole in cui opera non solo Baobab ma anche tante realtà associative che con la loro azione finiscono per devastare e degradare interi quartieri”.

E ancora: “Baobab e il resto della banda credono e si battono per un’accoglienza fatta su panchine, asfalto e fogne a cielo aperto ma, sempre e comunque, sotto casa degli altri, come residenti non possiamo accettarlo e ci batteremo con le unghie e con i denti per il decoro del nostro quartiere”.

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