"Rossa delatore infame": anarchici contro l'operaio ucciso dalle Br

Comparsa a Genova l'ennesima scritta contro Guido Rossa, l'operaio e sindacalista dell'Italsider ucciso nel 1979 dalle Brigate Rosse per avere fatto il nome di un brigatista infiltrato in fabbrica. Probabile la mano degli anarchici

"Rossa delatore infame": anarchici contro l'operaio ucciso dalle Br

Era già successo il 24 gennaio, in occasione del quarantennale della morte di Guido Rossa, l'operaio dell'Italsider ucciso nel 1979 dalle Brigate Rosse per avere fatto il nome di Francesco Berardi, un brigatista infiltrato in fabbrica. "Guido Rossa infame", "Marta Cagol, Tino Viel, Gianfranco Zoia vivono", queste le scritte che una mano anonima - poi identificata in quella di 5 anarchici denunciati dalla Digos - aveva vergato a Genova sul muro di Salita Santa Brigida, luogo simbolico dal momento che proprio lì, l'8 giugno 1976, le Br ammazzarono il magistrato Francesco Coco e gli uomini della scorta, Giovanni Saponara e Antioco Deiana.

Quattro mesi dopo, è successo di nuovo. Come denunciato su Facebook da Mario Tullo, ex deputato del Partito Democratico, nella notte tra lunedì e martedì ignoti hanno scritto "Guido Rossa delatore infame" sul muro della scalinata che unisce via Bologna a via Alizeri.

La notizia dell'ennesimo sfregio alla memoria del sindacalista del Pci - che pagò con la vita la sua scelta di prendere in maniera netta le distanze dai "compagni che sbagliano" - ha fatto rapidamente il giro della città dove la figura di Rossa è stimata da tutti i genovesi, a prescindere dalle loro idee politiche. Probabile che dietro agli insulti all'ex operaio Pci ci siano gli anarchici. In attesa dell'identificazione dei responsabili, l'Anpi del quartiere di San Teodoro si sono è riunita stamattina per cancellare la scritta.

Lo scorso 24 gennaio, alla commemorazione dei 40 anni dall'assassinio di Rossa aveva partecipato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Rossa a pagato con la sua famiglia il prezzo supremo di chi ha voluto tener fede al valore della Repubblica che in Genova e nelle sue fabbriche ha trovato la Resistenza. La democrazia si difende se resta se stessa e non rinuncia ai propri valori scolpiti nella Costituzione", aveva detto il Capo dello Stato.

Che poi aveva approfittato della situazione per chiedere l'affidamento alla giustizia italiana "di coloro che si sono sottratti con la fuga", i quali "devono scontare la pena comminata. Perché la democrazia è condizione delicata la cui cura è affidata alle istituzioni ma non in misura minore ai cittadini in tutti i luoghi".

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